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Niente psicosi
Sembra molto strano che, proprio l'accusa dei peccati veniali, rappresenti la sorgente più comune di angustie, per chi si accosta al Sacramento della Penitenza. Ma la ragione è ovvia.
Generalmente i più devoti, diciamo così, di questo Sacramento, sono gente dalla coscienza dignitosa e retta, direbbe Dante, che, quindi, hanno solo mancanze leggere, a loro carico. E, allora, vagli a rovistare questa loro coscienza, quando vanno a confessarsi...
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Con quale frequenza confessarsi?
C'è chi si confessa ancora una volta la settimana. Altri, al contrario, si attesta su poche volte l'anno. Diciamo subito, che una vita spirituale seriamente impegnata chiama una certa frequenza al sacramento della Penitenza.
Quale sia questa lodevole frequenza non si può stabilire matematicamente. Mi pare di avervi detto che nel 600 - 700 si arrivò ad una o due volte il giorno...
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Cominciamo da questo...
Cominciamo da questa, che dovremmo definire la prima fonte di angustie, per chi si accosta alla Penitenza. Ovviamente, uno che non si confessa mai, non si sa quanto dovrà faticare, per farsi un'idea molto approssimativa di quello che è successo nella sua condotta morale. Ma di questi non m'interesso.
Al contrario, un'anima pia, che riceve di frequente l'assoluzione sacramentale, di certo si esamina tutte le sere, e prende coscienza delle sue mancanze a livello quotidiano. Questa, diciamo, a che pro si rompe il capo, per l'esame preparatorio della confessione?
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E' sorgente della remissione dei peccati
Mezzi di purificazione spirituale: l'acqua santa, la Parola di Dio, il Confiteor. Abbiamo accennato a qualcos'altro, che volevamo spiegare meglio: la partecipazione all'Eucaristia.
Avevate mai sentito dire che, partecipando con fervore alla S. Messa, avremmo ricevuto il perdono dei nostri peccati? Forse no. Invece l'ha insegnato nientemeno che il Concilio di Trento, il più severo Concilio della Chiesa, quello che a motivo dei Protestanti, ha cercato di stringere più che ha potuto il sistema connettivo della vita cristiana, per scongiurare il naufragio incombente.
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Cosa dirò al confessore? Con quali parole?
Vi siete resi conto che, nel linguaggio ufficiale di Chiesa e in quello preciso dei teologi, si evita di dire confessione e si preferisce parlare di Sacramento della Penitenza, della riconciliazione, della conversione? Semplice mutamento di gusto letterario? Nemmeno a pensarlo.
Dire Confessione - dal tardo latino confiteri, confessare significava porre l'accento sull'accusa dei peccati dando ad essa un ruolo predominante sull'insieme degli atti richiesti per ricevere il sacramento. Sono cinque: esame, dolore, proposito, accusa dei peccati e soddisfazione (o penitenza).
Avremo modo di mettere in chiaro per quali motivi storici, pastorali, sia successo così, che, cioè, su tutto il resto abbia prevalso l'accusa dei peccati.
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Scrupoli ed ansie a non finire per il penitente
Una parola va spesa anche a riguardo dellelemento proposito, necessario per fare una buona confessione.
Anche qui si sono annidate tante esagerazioni e imprecisioni, dalle quali dovevano scaturire di conseguenza, scrupoli ed ansie a non finire.
Diciamoci subito: perché dubitare se ci sia stato, in noi, o negli altri, un serio proposito di non ricadere più nei peccati accusati? Il fatto di accostarsi al sacramento della Penitenza, è già un segno convincente che il proposito cè; altrimenti non si spiega per quale ragione uno si confessa.
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E' sempre consigliabile
A creare fonti di angustia fuori posto, ci ha pensato anche la confusione fra direzione spirituale e confessione. Difatti sarà capitato anche a voi di dire: Ero andata a confessarmi per avere una parola buona di conforto, di consiglio, e invece sono stata liquidata in quattro e quattro otto....
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Non si può misurare una colpa a distanza di anni...
Stiamo indagando perché una pratica, in sè lodevole, come la confessione generale, si sia ridotta a fonte di angosce indicibili.
La consapevolezza della persona, dopo anni ed anni, cambia; quindi non si può misurare una colpa, a distanza di anni. Vediamo di essere chiari più che si può.
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Di quale dolore si tratta?
Sulla corda delle angosce create da certo metodo e agganciate agli elementi costituenti la pratica della Penitenza, tocca al Dolore, la seconda delle cinque cose necessarie.
Cominciamo col dire che, su questo, gli equivoci sono stati sempre a portata di mano: di quale dolore si tratta? Non certo di quello sensibile.
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La confessione: itinerario verso la salvezza
Chiariamo meglio il discorso dell'Eucaristia, fonte di riconciliazione. Di per sé, il discorso appare ovvio. Quando è che Gesù ha riconciliato l'umanità con il Padre? Senza dubbio, sul Golghota.