
MARIA VERGINE
UNA LAICA DALLE INIZIATIVE
IN PRIMA PERSONA
ste, ripensa attentamente a quanto ha ascoltato e si sofferma su quel nome di donna, Elisabetta, che Gabriele ha presentato come sua parente: unica creatura umana entrata nel discorso, durante quel dialogo, da cui sarebbe dipesa la salvezza di tutta lumanità. E riflette: Sta diventando madre a quella sua età avanzata: dovranno sorgerle problemi di assistenza assai riservata. Andrà anche per questo.
E decise di partire.
Abbiamo già fatto notare che, per quel che è dato capire, non ne fece parola con alcuno, né con i genitori (posto che fossero ancora in vita) né con il suo promesso sposo.
Cè dellaudacia, in questo'affrontare da sola un pellegrinaggio così lungo, attraverso regioni dove imperversavano briganti e malavitosi e sciacalli.
La ragazza nazaretana non si lasciò dissuadere da nessuna dif?coltà.
Sarebbe interessante sapere come trascorse quelle giornate di cammino, quelle notti al bivacco, forse fra canti e preghiere con la carovana di pellegrini ai quali si era associata.
Ma il Vangelo non ce ne ha consevato nulla.
Maria sarebbe giunta al tempio di Gerusalemme, a compiere gli atti di culto prescritti dalla legge ebraica, trattenendosi in città con il suo gruppo di pellegrini, fino al termine degli atti religiosi stabiliti per quelle circostanze.
In ogni caso, appena fu libera dagli impegni col rituale del culto, lasciò la città e, da sola, o con qualche altra persona che scendeva verso la regione, ad ovest di Gerusalemme, prese la strada che menava ad Ain Karin, piccolo centro, assai adatto per sacerdoti con impegni periodici al tempio.