
Donna della speranza
Quali generazioni?
Non certo quelle che l'avrebbero vista muoversi
in mezzo ad esse. Le future?...
E lei ci credeva?
Ci credette. Anzi sperò, anche dopo
E' evidente che la vergine della Galilea, fin dagli inizi della sua maternità, puntava con piena sicurezza sull'assoluta affidabilità di Dio, circa quanto le aveva promesso, tramite l'arcangelo Gabriele.
Sa che il progetto divino resta al di sopra di ogni espressione verbale. In ogni caso, solo lei, come si è visto a Cana, era in grado d'intuirlo all'interno e al di là delle stesse dichiarazioni del suo Figlio divino.
Ancora più sorprendente l'atteggiamento di questa donna della speranza, sul Golgota, nell'ora del crollo di ogni sogno messianico di stampo ebraico, dal quale non erano mai venuti fuori del tutto i seguaci di suo figlio.
Credette sulla sua parola.
Sperò senza tentennamenti, che dalla croce sarebbe spuntata l'aurora della nuova storia.
Che lo abbia rivisto o non rivisto alla risurrezione, è una questione tutta nostra.
Lei viveva ad un'altra dimensione: quella di una speranza che non ha bisogno di prove o controprove visive, o tattili, per sentirsi sicura nel prosieguo della sua donazione all'alto e doloroso compito che le era stato assegnato.
La sua certezza nella vittoria del figlio crocifisso era basata e alimentata dalla fede incrollabile e dalla speranza ferma, derivanti dalla sua posizione insostituibile nella storia della salvezza.
Non è necessario supporre che tutto questo le sia costato uno sforzo assillante, simile a quello che s'impone per ciascuno di noi.
Un impegno assiduo, sì; perché anche per lei l'itinerario della santità doveva richiedere l'assistenza continua dell' Altissimo, ma anche assunzione generosa, costante delle proprie responsabilità personali.