I discepoli di Cristo
si consideravano fratelli
Pietro e Giovanni "appena rimessi in libertà, andarono dai loro fratelli e riferirono quanto avevano detto i sacerdoti e gli anziani" (At 4,23).
Dal testo appaiono due cose: che durante la seduta erano stati ritenuti agli arresti e inoltre che i discepoli di Cristo già si consideravano fratelli.
Si vuole alludere solo ai "tre gruppi degli apostoli, discepoli e "pie donne" ? Lo farebbe credere il particolare che segue; che, cioè, "All'udire ciò tutti insieme levarono la loro voce a Dio...''.
Il modo con cui Luca presenta i due apostoli, al loro riconsegnarsi al gruppo dei fratelli, fa intendere che la fierezza,dimostrata davanti al sinedrio, non li aveva trasformati in due esaltati, incapaci di valutare obbiettivamente la gravità del momento. Erano, insomma, allarmati; e comunicarono la loro impressione a tutto il gruppo.
In effetti i presenti (e c'era in mezzo a loro anche la Vergine Santa!) appaiono colpiti seriamente dalla narrazione a caldo, di quanto era capitato ai due prescelti. Quel levare la loro voce a Dio tutti insieme e, molto più, la scansione rapida delle varie espressioni oranti che ne seguirono rivela qualcosa che sa di drammatico, anche se persiste la certezza di base, che Dio, ormai, è dalla parte loro e non da quella dei detentori del potere religioso d'Israele.
Questo atteggiamento di fondo e, ripetiamolo, molto più l'articolazione vibrata della formula di preghiera che ne deriverà, testimoniano di un fatto che non va sottovalutato.
Quella prima comunità di credenti nel Crocifisso risorto, sta prendendo coscienza che in loro si va prolungando il destino toccato al Divino Maestro. Anzi che essi stessi siano (in una certa misura) il Cristo prolungantesi nella storia della salvezza dell'umanità. Quello che il Risorto dirà al futuro Paolo, sulla via di Damasco, fra qualche mese: lo sono quel Gesù che tu perseguiti" (At. 9, 5), lo avevano avvertito sicuramente loro, per primi, perché quei perseguitati, praticamente, erano proprio essi!...
I due apostoli avevano descritto l'arroganza dell'inquisizione, l'irritazione dei capi del sinedrio, al momento in cui erano giunti ad ascoltarli, nel portico di Salomone, per soffermarsi sul turbamento succeduto tra i membri del sinedrio, alla prima dichiarazione che quella guarigione prodigiosa, era da attribuirsi al Rabbi di Nazareth i due avevano citato noti passi scritturistici, davanti a quei saputi, come quella del Salmo 117 sulla "pietra scartata dai costruttori" in chiara dimensione cristologica: cosa orribile per le loro orecchie!. E nel sinedrio si sapeva che tutta quella chiarezza espositiva derivava da due "che erano senza istruzione e popolani" (At 4,13: quindi si era esposto anche Giovanni!). I capi d'Israele ne erano rimasti sconcertati: li avevano fatti uscire, per consultarsi fra di essi.
L'assemblea dei fratelli, che ascoltava i due non si nascose che, si, per quella volta, se l'erano cavata senza complicazioni irrimediabili; ma qualcosa di grave doveva scatenarsi presto. Lo percepirono dolorosamente; ne ebbero un senso di paura; per questo "Tutt' insieme levarono la voce a Dio" e pregarono.