Giuseppe Freinademetz
Attaccatissimo alla sua terra, Oies, Val Badia, in Alto Adige, lascia tutto e tutti e parte per Shantung, una provincia cinese con 12 milioni di abitanti, e solo 158 cristiani.
Non sa parlare cinese, ma Lui dice: la lingua che tutti comprendono è lamore.
Incontra persecuzioni, torture, prigionia, ma è tanto lamore per questo suo popolo pagano, che nella lettera inviata ad un amico il 9 Febbraio 1892 dice:
"In quanto a me amo sempre i miei cari cinesi e non ho altro desiderio, se non di vivere e morire con loro
Io sono ormai più cinese che tirolese e voglio restare cinese ancora in paradiso
.
Umanamente sente nostalgia per la sua Val Badia, per il suo minuscolo paesino, Oies, per i suoi genitori che gli mancano tantissimo.
Il 14 Aprile 1879 scrive:
ma mi consolo in quel giorno, ove verrò di bel nuovo a trovarvi, forse no ad Oies, ma nel paradiso
Ha un caro amico, il piccolo Franzl, tessitore, al quale scrive il 4 ottobre. Giuseppe Freinademetz gli manifesta la sua fiducia nel Signore, pronto ad affrontare difficoltà e sacrifici:
ecco io non ho niente eppure non temo né miseria né fame! Benché sono in mezzo a pagani Sapere di avere un padre e una madre a casa, senza più poter vederli, pesa delle volte come un sassone nel cuore E tu piccolo Franzl, prega molto per il tuo tot (padrino) .
Il primo impatto nella terra cinese: uno choc culturale.
Il 30 Ottobre scrive ai suoi carissimi:
cosa vi scriverò da questa povera China, così disgraziatissima che giace sotto la man del diavolo Gli adulti ridono, vedendoci passare per una strada, i ragazzi ci gridano addosso e anche i cani, mi pare che hanno una allegrezza speciale di perseguitar noi
Giuseppe Freinademetz
(1852 - 1908)