Gesù a Pietro:
"Va dietro a me, Satana"
PENSIERO DELLA DOMENICA
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Il Messia aveva già ripetutamente preannunciato la sua morte, ma non la sua passione.
Questo è il primo annuncio, tanto più opportuno dopo la proclamazione della divina grandezza di Gesù, che poteva far dimostrare facilmente la sua profetizzata missione di sacrificio.
E non mancherà di insistere varie altre volte, per preparare lanimo degli Apostoli; ma sempre aggiungerà il preannuncio della risurrezione.
Un'icona raffigurante Cristo
Spiega che deve Soffrire molto da parte degli anziani, dei capi, dei sacerdoti e degli scribi e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai.
Pietro è sempre lui; non sa conciliare la grandezza divina di Gesù con la prospettata passione: proteste sospinte dallamore, ma ancora gretto e terreno.
Lardire della sua viva opposizione si spiega anche con la confidenza che aveva acquistato e con la consapevolezza del suo primato.
Va dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini.
Gesù apostrofa Pietro chiamandolo satana; è una sfrezzante risposta che non riguarda ovviamente la persona di Pietro, ma la sua suggestione che mirava a trattenerlo dalladempimento della Missione affidatagli dal Padre.
Chiunque ostacola, infatti, la volontà divina, si pone in qualche modo contro Dio e dalla parte di Satana.
Ed ecco il grande insegnamento per noi:
Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.
Seguire Cristo, comporta rinunce e sacrifico. Molti della folla, sotto la spinta emotiva, si dichiararono pronti a seguire Cristo, ma poi si tiravano indietro.
Non pretende da noi il Signore le scelte di Francesco dAssisi, o di Madre tersa di Calcutta, ma ci chiede di non essere troppo morbosamente attaccati ai beni terreni, perché, come conseguenza inevitabile, si va verso legoismo.
A parole siamo prodighi di considerazioni caritative verso il prossimo che soffre; ma in pratica non diamo che una piccolissima parte del superfluo!
E questo attaccamento smodato ai beni terreni, provoca una catena di delusioni e risentimenti, soprattutto quando leredità paterna non ci sembra divisa in parti eque e non riusciamo a godere anche del poco che abbiamo, perché vittime, secondo noi, di ingiustizie.
Ci pensi quanto è assurdo il nostro comportamento! Passiamo il tempo in rivendicazioni, a volte azioni legali, come se la nostra vita terrena fosse senza fine.
Signore, mi vergogno quando anche io sono così attaccato al denaro.
Mi voglio giustificare, dicendo che non mi basta mai, e mi ostino a non tesaurizzare per la vita eterna, privandomi di qualcosa anche utile.
Se avessi la sapienza di tenere presente che se io do uno, riceverò da Te cento, avrei serenità, tranquillità nei miei giorni terreni e certezza di ricompensa nei giorni senza fine.
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Don Lucio Luzzi