Nel lago di Genezaret
Gli ebrei non furono mai un popolo di navigatori, nonostante vedessero il mare a poche decine di chilometri di distanza, da qualsiasi posto della loro terra ...
Si fermarono alla pesca, limitandola quasi del tutto al lago di Genezaret, attestandosi ad alcuni piccoli scali, situati sulle rive occidentali del lago: Cafarnao, Magdala, Trachea, Tiberine, e, a nord est, Bethsaida. Le rive orientali, scoscese e disabitate, non fornivano né scali, né porti, o punti di vendita.
Col tempo, questa povera gente riuscì ad unirsi in piccole cooperative, che permettevano di guardare con più fiducia il domani e assicurarsi una difesa contro concorrenti e gente male intenzionata. Una di queste cooperative la troviamo sul Vangelo e operava a Cafarnao, con soci, come i due futuri apostoli, Pietro e Andrea, che erano oriundi di Bethsaida. Ne era capo un certo Zabadjah, marito di Maria Salone e padre di altri due apostoli, Giovanni e Giacomo.
Poco alla volta, impararono ad usare non solo lenze, ami metallici, e reti comuni, ma anche quelle a strascico, a sciabica, con le quali rastrellavano i fondali del lago, o raggiungevano profondità più ricche di pesci. Loro, i pescatori, se ne stavano sulla barca. semi nudi (quando la stagione lo permetteva) intenti a scrutare i movimenti dei pesci e tener d'occhio il cielo. Sapevano, in verità, che il loro lago, sprofondato ad opera di chissà quali vulcani preistorici, ad oltre 200 metri sotto l/m, appariva al loro sguardo come una enorme voragine, su cui svettavano da lontano le cime innevate del monte Ermon, o Antilibano, a oltre 2..000 s/m. Per cui sapevano che , a causa di bruschi sbalzi di pressione atmosferica, si potevano scatenare tempeste e nubifragi, capaci di rendere un inferno quella immensa distesa di acque. Le due tempeste raccontate dal Vangelo mostrano i nostri pescatori incapaci di fronteggiare la situazione, nonostante ce l'avessero messa tutta. Un bel problema era rappresentato, per i pescatori ebrei, dall'impegno di selezionare attentamente il pesce considerato "impuro": anguille, lamprede, siluri, e poi (se pesce di mare), murene, squali, razze ecc. In ogni caso, il consumatore non poteva attendersi mai pesce catturato di sabato, o di giorno festivo. Fortunatamente, il mestiere del pescatore non era compreso fra quelli disprezzati, come il pastore, l'allenatore di asini e tanti altri, dei quali finiremo di occuparci. Interessante anche la cura per conservare commestibile il pesce del Genezaret, venduto a Gerusalemme, dopo un viaggio di 4/5 giorni. Sappiamo, per la verità, che nella capitale c'era la cosiddetta "Porta del pesce", dalla quale si guardava bene il pio ebreo, perché i venditori erano Fenici, quindi pagani, quindi impuri. Anche il pescatore Giovanni, futuro evangelista, aveva in città una casa ed era ben "noto" in quella del sommo pontefice: non certo per altri titoli diversi da quello di commerciante di pesce.
Gesù trascorse tutta la sua vita pubblica fra questa povera gente...