QUANTI METRI SOPRA! E
QUANTI SOTTO?!
Don Giosy
Dentro ogni anima c'è una spinta verso l'alto, con la quale cerchiamo di vincere la forza di gravità che ci tiene legati a terra. Icaro tentò di staccarsi da terra con le sue ali di cera ed è rimasto il simbolo forte di chi tenta di salire in alto (che poi, in latino, significa profondo!) fino ad arrivare al sole, a Lui, a Dio. La sfida di toccare il cielo, anzi di andare oltre, almeno tre metri sopra il cielo. Una espressione fortunata tra i giovani per esprimere quanto trascina oltre l'esperienza della giovinezza e soprattutto dell'amore.
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Credo davvero che, nella giovinezza, si vivano
esperienze che danno i brividi in ogni senso. L'ebrezza di crescere,
la novità del corpo e della mente, l'indipendenza, i confronti e i
conflitti, le conquiste segrete, l'amore e le esperienze, Dio negato e
cercato. C'è un cielo giovane che si può toccare e la ricerca di quegli
attimi e di quei tempi è spasmodica. Da un bacio allo spinello, dal
sesso al concepimento di un figlio, dal primo giorno di lavoro al primo
stipendio, dalla preghiera a una esperienza di volontariato. Ogni giorno
si tenta di costruirsi questa piccola vita in grande e in direzione
cielo, felicità: frammenti o pezzi o momenti di totalità.

Non sempre la
vita mantiene quello che ha promesso e, come Icaro, si cade a picco in
scoraggiamenti o depressio¬ni. Anche perché non mettiamo sempre in conto
che ci aspetta la salita e, spesso, una dura lotta quotidiana che non
avevamo previsto, ma di lotta è fatta la vita, soprat¬tutto se si vuole
salire in alto. Tre metri sopra il cielo: mi sembrano pochi, se penso
dove vogliono trascinarmi Cristo e la Chiesa, se li seguo. Tutti
conosciamo il cielo vero, quello dell' Eucarestia, dell'Amore e del
Servizio.

Forse è necessario trasmettere con forza questa
convinzione:,che la vita spirituale ci porta nell'Alto dei cieli in un
contatto inesprimibile con il divino. Ci accorgiamo, forse, che, troppo
spesso, siamo dei randagi che frugano tra i rifiuti alla ricerca del
piccolo tozzo sporco di felicità, dimenticando purezza a portata di
mano in esperien¬ze normali e semplici di vita e di relazioni
quotidiane. E chiaro allora che, mancando questa esperienza, si possa
cadere tanti metri sotto! Ma non sotto-cielo, bensì sotto.o terra.
E
nasce una continua esperienza della morte fisica e spirituale, mentale e
sociale, familiare e ecclesiale. An¬coraggi e bloccaggi al non voler
più vivere, a non alzarsi al mattino perché non c'è ...un motivo. Cristo
è allergico allo stare sotto terra. Come un gigante ferito ha
spezzato pietre e catene di schiavitù e ci ha consegnato una vitalità
da realizzare camminando su questa terra (non sotto quota!), ma sotto il
cielo e volando, quando ci riesce tanti, tanti metri, sopra il cielo.
Così sono i giovani, così sono i "cosiddetti" santi, così siamo io e te,
così sia¬mo tutti: impegnati nel tentativo tra i metri sopra e i metri
sotto di vivere l'equilibrio della vita di ogni giorno.
Don Giosy
