Verginità di Maria
Con riservatezza ma parlarne
Già solo nel porsi davanti ad un problema complesso come questo, è d'obbligo procedere ad occhi bene aperti, non lasciandosi guidare da postulati istologici, o morfologici, per non cadere su di un terreno più magico sacrale che evangelico. Per i romani, eredi degli etruschi, parlare di verginità voleva, dire interessarsi alla condizione delle vestali, consacrate alla custodia del fuoco sacro, segno della perennità dell' Impero di Roma, e per questo, astrette alla rinuncia ad ogni attività sessuale, per tutto il tempo del loro servizio. Una prospettiva assolutamente pratica, che dalla sacralità sfociava su un contesto socio-politico.
Dulcis Virgo Maria
Prima di loro, i semiti e in particolare il popolo ebraico, erano stati assai meno generosi: la verginità rientrava come articolo del corredo nuziale, su cui il padre poteva alzare la somma del contratto di matrimonio.
Per il resto, non meritava alcuna considerazione.
Per la Chiesa cristiana non è stato così facile subordinare il dato istologico dell'integrità corporale a quello escatologico di segno dei beni futuri.
C' è inoltre da prendere atto che, mentre Gesù aveva proposto la verginità come offerta di se stessi agli interessi del "Regno dei cieli", Paolo apostolo vi ha aggiunto la dimensione verticale dell' essere santi "nel corpo e nello spirito " (1 Cor 7, 34).
Una versione esatta della condizione di chi è chiamato ad una comunione strettamente personale con Dio, ma che non avrebbe tardato ad essere tradotta di termini di facile fondamentalismo antimatrimoniale, assolutamente estraneo all'insegnamento del grande apostolo.
In ogni caso, nella storia cristiana sono state considerate vergini anche donne che avessero perduto quel tipo d'integrità corporale, per un intervento chirurgico, per un trauma, o altro del genere, non implicanti alcuna colpa personale: una perdita simile a quella dei capelli, di un dente...
E' la stessa vita, con le sue vicende, accumulate nel corso degli anni, e, ancor più in forza del metabolismo biologico, che riduce il patrimonio corporeo e, poco alla volta, non lascia più niente d'intatto.
Ma, francamente, tutto questo discorso è già al di fuori di un' autentica valutazione evangelica delle virtù: insistervi sarebbe deviante.
La virtù non è una dote fisica, ma morale. Avere due begli occhi non rappresenta alcuna virtù; così la prestanza fisica, il vigore atletico delle membra, e la stessa luminosità intellettuale. Non dipendono da noi, né per la loro origine, né per il loro sviluppo.
Disporre di una pazienza a lunga durata, di una semplicità che escluda doppiezza e ambizione, di una costante disponibilità ai bisogni dei fratelli con tutto ciò che arricchisce la dotazione morale della persona: queste sono virtù che possono impiantarsi su predisposizioni favorevoli del soggetto, ma non diventano vera ricchezza personale, se non attraverso un serio sforzo di coltivarne i primi sviluppi e, in seguito, il loro espandersi verso tutte le manifestazioni della vita.
Eppure, anche alti personaggi dell'antichità cristiana hanno trattato della verginità con evidente riferimento all'integrità fisica, cioè con accenti condizionati da tabù preistorici, quasi riverbero lontano, ma ben percepibile delle idee manichee, che essi stessi aveva combattuto con sincerità e determinazione.
In verità, non è facile liberarsi dai preconcetti del proprio tempo, neppure quando si proviene da una meritevole esperienza di fedeltà alla dottrina di Cristo.
Il pensiero della Chiesa, specialmente in questo periodo post conciliare, ha avvertito che, quando ci si pone di fronte alla verginità della madre di Cristo, è necessario rendersi conto che stiamo parlando espressamente della sua consacrazione radicale a Dio. Pur comprendendo anche il dono della integrità corporale, l'accento viene posto sulla dimensione escatologica che la caratterizza.
Se la verginità cristiana è già di per sé testimonianza di tale dimensione, come scelta preferenziale dei beni futuri, molto più lo è quella che compete esclusivamente a Colei, che chiamiamo la Vergine per eccellenza.
Maria Vergine, Madre di Dio
Simboli più antichi della fede, non nominano mai Maria, senza l'epiteto di vergine: "Nacque da Maria Vergine".
Questo titolo è apparso fin dapprincipio strettamente collegato con la fede nella divinità di Cristo.
L'antichità cristiana lo ha sempre proclamato; qualche isolata stonatura è stata subito sconfessata, anzi condannata.
Solo con i protestanti del sec. XVI l'attacco sferrato contro questo titolo sublime diventa lotta sistematica, sotto pretesti biblici, che oggi essi stessi non osano più presentare, senza rimetterci di serietà esegetica.
Il popolo, nella sua devozione spontanea, ha saputo formularne la sintesi più perfetta con la giaculatoria tradizionale: "Vergine purissima, avanti il parto - nel parto - e dopo il parto, pregate Gesù per noi, che ricorriamo a voi".
Questa scansione dei tre momenti del dogma della verginità di Maria, ci offre lo schema opportuno, per approfondire la nostra conoscenza di un mistero tanto esposto a false letture, a pregiudizi inveterati, forse per le attinenze che rivela con i risvolti più reconditi della vita personale di ognuno di noi.
La quale, al contrario, potrà certamente avvantaggiarsi da un'analisi più accurata di un questa dote eccezionale, concessa a Maria.