Maria Vergine
prima e dopo il parto
E' stata la croce dei nostri fratelli separati, i protestanti; e lo è tuttora.
Preoccupati dalla presenza dei "fratelli del Signore", in più luoghi del Vangelo, hanno pensato che sua Madre abbia avuto altri figli, almeno dopo di Lui. Ma si troveranno sempre di fronte la fede della chiesa delle origini e del cammino di due millenni, che proclama solennemente la verginità di Maria, anche dopo la nascita del suo divin Figlio. Eppure essi, che sono stati maestri in esegesi biblica, sanno che nella lingua ebraica, il temine "ah", può avere, oltre al significato diretto di fratello, anche quello di consanguineo ai diversi livelli. Per cui è il contesto che decide a chi ci si vuol riferire.
Ma c' è un'altra ragione, a spessore etnologico. In Israele, come negli altri popoli antichi del medio oriente, ciò che contava non era la famiglia, ma il clan.
E contava fin a conferire ai capi il diritto di vita e di morte, nei confronti di tutti membri. Anche oggi. Se la famiglia Benhur è composta di quattro fratelli sposati, i figli di ciascuno di loro, o si tratti di quelli diAzaria, o di Mardokai, o di Barak, sono conosciuti come i fratelli Benhur.
Evidentemente, anche il Salvatore, come il suo padre putativo, apparteneva ad un clan, dove tutti i figli delle famiglie che lo componevano venivano considerati i fratelli (non conosciamo il clan cui apparteneva S.Giuseppe).
Per convincercene, basta tener presente che di parecchi di questi fratelli del Signore, ci è noto il nome dalle pagine evangeliche, appartenendo al gruppo degli apostoli. Fra essi, Giacomo minore e Giuda Taddeo, sono chiamati chiaramente figli di Maria moglie di Clopas, o Alfeo.
Così pure Giovanni evangelista e il fratello Giacomo, detto il maggiore, svariate volte sono presentati come figli di Maria Salomé, a sua volta chiamata "sorella di sua madre", cioè cugina della Madonna.
Non basta. Esiste anche una considerazione di ordine storico, di valore inconfutabile. Gesù stava morendo sulla croce. Aveva davanti a sé "sua madre e la sorella di sua madre, Maria Salomè e Maria Maddalena" ( Gv 19, 25). C'era lì davanti anche l'unico discepolo che aveva sfidato le ire del sinedrio.
Le parole con cui il divino morente affida a lui la propria madre sono la prova più convincente che essa, con la morte di lui, rimaneva sola. Diversamente, come avrebbe potuto, Gesù, lasciare sua madre ad un estraneo (Giovanni era semplicemente suo fratello, cioè cugino, come abbiamo spiegato), qualora avesse avuto altri fratelli e sorelle vere? Sarebbe stato un insulto a questi, e anche un gesto inaccettabile per la madre.
Giuseppe, suo sposo, con ogni probabilità, era già morto, da almeno qualche anno.
Questa pericope giovannea, come tutti sanno, è stata presentata nella pastorale cristiana quasi sempre e solo in chiave spirituale, cioè come se il salvatore, volesse con questo gesto lasciare in dono all'umanità redenta anche runico bene che ancora gli rimaneva sulla terra: la madre, costituendola madre universale dell'umanità redenta.
Una simile lettura, pur avendo ogni titolo per presentarsi ben fondata, non deve farci dimenticare il suo valore storico, in stretto rapporto con il dogma cristiano della verginità di Maria, anche dopo la nascita di Cristo.
Dunque la chiesa sia dei tempi apostolici che del tempo presente, venerando la madre del Signore come vergine prima del parto, nel parto e dopo il parto, non propone ai credenti un mito a sfondo magico sessuale, come qualche scrittore spregiudicato ha voluto insinuare, né una versione che voglia esorcizzare le innumerevoli prescrizioni della purificazione ebraica, circa la donna in occasione del parto.
Le ragioni esposte, anche se non possono pretendere altro valore che quello di un discorso di fede, sono degne di ogni considerazione. Non abbiamo tentato un approccio istologico, o ginecologico che si voglia, con un articolo del nostro Credo, perché c'interessava di presentare l'insegnamento della chiesa, specialmente del pensiero cattolico postconciliare, perché la nostra adesione personale ne risultasse più consapevole.
Diverso è credere in una verità rivelata, senza capire neanche i termini con i quali viene proposta e altro è aderirvi con una visione più nitida.
Si è visto che, purtroppo, questa è la condizione quasi comune del credente, privo di una solida base d'istruzione religiosa. Non presumeremo, con questo, di essere giunti ad una comprensione esaustiva di questo privilegio di Maria. Di aver affrontato un argomento degno di ogni priorità, certamente sì.
Padre Bernardino Bordo, passionista