
La cultura delle immagini
Un rischio per la scienza e la religione
Anche per non apparire oscurantisti... Non illudiamoci: la cultura delle immagini ci ha riportati all'epoca delle prime dinastie faraoniche, all'epoca, cioè, dell' ideogramma, vale a dire della letteratura fatta non di parole con vocali, consonanti, sillabe, e paragrafi, ma di immagini che alludevano ad un'idea, ad un episodio. Era l'epopea del geroglifico, dicevamo dell'ideogramma.
Per intenderci, al posto di un racconto ottenuto con frasi, periodi e altro che usiamo noi, ed es. si narrava di un faraone a caccia di leoni, e si raggiungeva lo scopo con una serie di brevi bozzetti stilizzati o dipinti su di un papiro, una pergamena, oppure scalfiti su di una roccia del deserto. Vedevate in primo piano il cocchio reale e poco discosto uno schiavo che preparava due o tre cavalli.
Più avanti, appariva il faraone, poi in un terzo disegno il faraone già con l'arco teso, mentre ad una certa distanza si stagliava la figura di un leone. Infine un quarto bozzetto con il faraone che fa scoccare la freccia e a poca distanza il leone caduto, ferito a morte.Erano i fumetti della primitiva civiltà umana: i fumetti riapparsi al tempo nostro, su riviste per ragazzi, gioia dei testi di storia, e anche di storia sacra.
A conti fatti, questo sistema è alla base della moderna cinematografia: tante immagini che, in successione rapidissima, danno l'impressione di muoversi davvero con tutta naturalezza, secondo un disegno prestabilito.
Che tutto ciò svolga un ruolo diffusivo assai veloce di notizie, informazioni e dati culturali è innegabile. Ma è proprio questa rapidità che non dà tempo alla mente umana di rendersi conto dell'autenticità o meno, della fondatezza o spregiudicatezza di quanto le si mette davanti.
Per cui lo spettatore, è costretto ad accettare tutto, senza poter discernere il vero dal falso, l'approssimativo dal dato di fatto derivante da testimonianze e documenti inoppugnabili.