La tessitrice abbracciata dal crocifisso
Chi conosce S. Paolo della Croce fondatore dei Passionisti, considerato uno dei più esperti maestri della vita spirituale della Chiesa, deve aver necessariamente conosciuto il nome di Lucia Burlini, fra la vasta costellazione delle anime dirette da lui.
Anzi può aver ravvisato in lei, quella che ne assimilò più perfettamente lo spirito, trasferito nella laicità, a quei tempi non solo sottovalutata, ma guardata ancora con evidente reticenza.
Le date della sua scheda anagrafica sono, pertanto contro la modernità della sua figura e del suo stile di vita: nata a Piansano (Viterbo, Italia) nel 1710 e volata a Dio nel 1789, visse una lunga vita, a dispetto delle fatiche incontrate, delle malattie subite, senza validi sussidi da parte della terapeutica dell'epoca.
Conobbe il grande santo all'età di 24 anni e seguì la sua direzione con assiduità e costanza eccezionali.
Non volle crearsi una famiglia per sé, avendo in cuore l'ideale della consacrazione totale a Gesù Crocifisso e ad un apostolato, a quei tempi appena immaginabile, anzi da dissuadersi in una donna.
Da S. Paolo fu incoraggiata a continuare nella sua professione di tessitrice a conto proprio, per un mercato limitato al suo paese e alla zona limitrofa e in quel silenzio, fra spole, orditori. pettini, e tessuti di canapa, lino e lana, cantare il suo amore a Cristo, scelto come unico centro della sua vita personale.
Dall'esempio del suo Direttore, fra i missionari più noti della storia dell'Italia cattolica, trasse l'impulso all'apostolato che si sviluppò su due direttrici, ambedue assai audaci e costose:
il sostegno alla comunità passionista della vicina Casa del "Cerro", presso Tuscania (VT) con altre più lontane, e il contatto diretto con le famiglie che avvicinava a scopo di questua, organizzata, appunto, a vantaggio dell'opera di S. Paolo della Croce.
Con la prima entrò nell'intimo della comunità religiosa, edificando tutti con il suo fervore senza posa, ricevendo confidenze che le svelavano difficoltà, progetti generosi, bisogni che si possono esporre solo a persone di estrema fiducia.
Il Santo finì di considerarla una vera madre della sua Congregazione.
Con la seconda, venne a conoscenza di
Crisi familiari, liti ostinate, odi pericolosi, indifferenza verso le pratiche religiose. Per ogni caso seppe trovare la parola che ridona fiducia, la raccomandazione che riporta ad una valutazione serena, con il risultato di affermarsi come una eccezionale operatrice di pace in paese e fuori.
Il Signore mostrò più volte di gradire questo duplice impegno con alcuni eventi, considerati miracolosi dai contemporanei.
Ricca di anni, di esperienze e di meriti, volò al cielo, il 1 maggio 1789, assistita misteriosamente dal suo Direttore, come le era stato promesso anni avanti.
La fama della sua santità non è mai cessata nel suo paese e nella memoria dei Passionisti. Dal 1948 è stata rilanciata la sua figura e la sua testimonianza, attraverso riviste, innumerevoli edizioni della sua biografia e della corrispondenza epistolare fra lei e S. Paolo della Croce, con risposte che riflettono simpatia benefica, condivisione di una spiritualità serena, solida, aperta all'anelito apostolico più impegnato.
Nell'ottobre 1987 la Chiesa l' ha dichiarata Venerabile e ora, dopo molte relazioni di fatti prodigiosi riferiti come ottenuti per sua intercessione, si sta esaminando l'autenticità di un supposto miracolo, dopo di che verrebbe dichiarata Beata e, infine, Santa.
Il desiderio di un pubblico assai vasto e scelto, d'Italia e dell'estero: è che presto La Venerabile Lucia Burlini possa essere additata al mondo cattolico come espressione di una laicità in grado d' immettere in ogni sua iniziativa di bene la pienezza di una spiritualità, come quella sua, caratterizzata dalla Sapienza e dall'esperienza della Croce di Cristo.
Padre Bernardino Bordo
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