
Dubbi sulla fede?
Buon segno!
Un'immagine di San Paolo della Croce
Dunque, i dubbi sulla fede, o su problemi che riguardano la sua attuazione pratica sono un'esperienza assai frequente, al giorno d'oggi.
E con tutto ciò queste perplessità rappresentano un dato positivo in un credente: segno che s'interessa sinceramente ai problemi che vi si riconnettono.
Chi è convinto che non sia vero nulla di quanto insegna la Chiesa, non ha più dubbi: è sicuro che tutto sia un castello campato per aria.
Invece chi crede si trova sempre esposto ad incertezze, perché la fede non è la conclusione di un sillogismo aristotelico, o un dato di fatto riscontrabile su base scientifica.
Per quanto uno cerchi di convincersi, mettiamo, che Gesù sia vero uomo e vero Dio, la sua mente non troverà mai motivi che lo costringano ad ammetterlo.
Dovrà sempre, dietro lo stimolo e il sostegno della grazia divina, dire a se stesso: Anche se la mia mente non riesce a rendersene perfetto conto, io credo, io voglio crederlo! Vi deve intervenire, come si vede, un atto di volontà, sorretto da quello che noi chiamiamo il dono della fede.
Che Napoleone non sia nipote di Giulio Cesare può negarlo solo un macroscopico ignorante di storia. Che Gesù di Nazareth sia davvero Figlio di Dio, non è un' affer¬mazione dimostrabile attraverso la scienza umana, ma può essere accettato e creduto solo riflettendo seriamente sul Vangelo, sotto una luce particolare che investa non solo il suo intelletto, ma anche la sua volontà.
Sintomatica, a proposito dell'atto di fede, la presenza di una reminiscenza rabbinica in uno scritto dell'apostolo Paolo ai primi cristiani di Roma. Evitando il binomio neoplatonico d'intelletto e volontà, parla dell'atto di fede come proveniente dal cuore, e scrive:
con la bocca si fa la professione di fede, per avere la salvezza»
(Rm 10, 10)
Un ebreo dei suoi tempi ancora stentava a convincersi che si pensa con la mente... Ma Paolo intendeva alludere a tutto l'uomo: spirito e materia.
IL SIGNORE E' MIA LUCE