La liturgia odierna ci propone nella seconda lettura un piccolo brano della lettera di S. Giacomo.
Fu uno dei dodici apostoli; Cristo gli apparve, in particolare, dopo la risurrezione e sembra che l'abbia eletto Vescovo di Gerusalemme.
Giacomo scrive ai giudeo-cristiani, dispersi tra le nazioni pagane, per metterli in guardia contro i Simonini e Nicolaiti che dicevano che non c'è bisogno di opere buone, ma basta la fede.
Giacomo dice chiaramente che la Parola di Dio va non solo ascoltata ma tradotta nella pratica e animata dalla carità.
E nel Vangelo di oggi notiamo ancora l'ennesimo scontro tra Gesù e gli scribi e farisei.
Non riesce ad essere benevolo con questa categoria per la loro perfidia e falsità.
"Quei farisei e scribi lo interrogarono: Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi ma prendono cibo con mani immonde? Ed Egli rispose: Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano essi mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini...".
Da questo lamento del Cristo appare evidente la sua angoscia per chi si ostina volutamente e con perfidia a non seguire la strada della salvezza.
Anche dalla Parola di Dio della liturgia di oggi quanto insegnamento c'è per noi!
Perché quando preghiamo, ci distraiamo continuamente e ci annoiamo quasi subito?
Forse anche tu hai costatato quanto è difficile mettere un freno alla nostra fantasia.
Ed ecco allora il lamento dì Gesù rivolto a ciascuno di noi: "Anche tu mi onori con le labbra e non permetti che io entri nel tuo cuore, per ripulire, riordinare i tuoi sentimenti, per togliere le tue insoddisfazioni e darti serenità, per eliminare la tua insicurezza, i tuoi dubbi, per darti quella pace che il tuo cuore può avere soltanto quando riposa in me".