Ma ora è inutile rimpiangere ciò che è stato
Come ha visto, non era facile incontrarci. Certo, avrai potuto sapere anche altri particolari che rendono piuttosto amari questi ultimi anni della mia vita. Sento una grande riconoscenza del grande dono che mi hai fatto col trascorrere una preziosa ora in un colloquio che non potrò facilmente dimenticare.
Quello che più mi è rimasto impresso delle tue parole è stata la generosa espressione della tua amicizia che, lungi dall'affievolirsi a causa della mia imperdonabile defezione, ha sottolineato in modo inconfondibile la tua stima nel mio incancellabile sacerdozio che, posso assicurartelo io con certezza, è sempre più cresciuto in me, come si dice, che proprio quando si è perduto, si apprezza di più un bene.
Non riesco ancora a capire come sia accaduto che .io possa aver fatto quel passo.
E' proprio aver perduto il bene dell'intelletto. Ma ora è inutile rimpiangere ciò che è stato.
Bisogna che io capisca che tutto ciò che amareggia la mia vita è ancora un dono prezioso, che il Signore mette a mia disposizione, perché possa offrirgli ancora il Sacrificio che mi ha chiamato a celebrare, privandomi però di quella cornice che può appagare l amor proprio.
Ho fortemente sentito questo pensiero: che nulla è perduto di ciò che, realmente vissuto nel trascorrere dei giorni, viene arricchito dall'Amore che Gesù Cristo ci ha insegnato e cioè, primo, amore verso il Padre celeste che ci corregge; secondo, amore verso il prossimo che concretizza il primo.
Per questo e per tante altre cose che una lettera non può contenere, né tanto meno facilmente manifestare, voglio ringraziarti finché vivrò.
Chiudo con l'augurarti ancora lunghi anni di fecondo apostolato e sempre originali proposte per questa nostra Chiesa che solo nell'eternità può manifestare la riconoscenza ai suoi figli fedeli.
Permettimi di dichiararmi tuo fratello in Cristo. Ti abbraccio.