Per lavorare sui figli bisogna prima
LAVORARE SULLA MADRE
Si potrebbe affermare, senza alcuna intenzione irriguardosa, che nemmeno Dio, durante quella fase introduttiva, può far nulla, senza la cooperazione della madre. E Lui che ha impostato le cose in questa maniera.
Dio non può influenzare, né dominare del tutto la mente di un fanciullo che non ha ancora la minima idea di Lui e molto meno del progetto di vita che lo riguarda.
Tutto gli sarà chiaro, solo se sua madre, donna di coscienza e ben formata a livello morale e spirituale, saprà trasfondere in lui quanto richiede la vocazione battesimale e la dignità cristiana.
Questo discorso sta a dimostrare che Dio stesso, se vuole raggiungere l'intimo di quelle creature ancora così vicine all'alba della loro vita cristiana, deve servirsi della cooperazione della donna per mezzo della quale le ha mandate al mondo.
Così, ripetiamolo (ed è tutt'altro che pleonastico!), il Creatore ha stabilito il suo disegno di salvezza.
Dunque il corpo operativo di una parrocchia dovrà farsi carico che ogni giovane madre raggiunga una discreta, anzi una più autentica maturità dottrinale e di esperienza personale, da trasmettere poi ai figli (e anche al marito).
Non le basteranno mai le comuni liturgie eucaristiche, le omelie domenicali, la frequente confessione. Bisognerà che trovi qualche principio di direzione spirituale, attraverso la quale possa essere aiutata a scoprire i valori più veri ed intimi della sua unione con Cristo.
Da questa sponda e con questi sussidi arriverà a scoprire la nobiltà e bellezza della sua missione materna, attraverso la quale gusterà la gioia di trasfondere nei suoi figli veramente il meglio di se stessa.
Ad ogni difficoltà più marcata, troverà chi la sorreggerà e consiglierà, per non scoraggiarsi, e anche per non rallentare, o smarrirsi nella conduzione del suo piccolo gregge.
Allora la famiglia parrocchiale potrà permettersi di completare e confermare un lavoro già iniziato nel modo più adatto, nel proprio ambiente familiare.