XXV domenica del
Tempo Ordinario
Anno C
Signore, salvaci dalla
avidità delle ricchezze
PENSIERO DELLA DOMENICA
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Prima di presentare i conti favorisce alcuni clienti per avere poi riconoscenza da loro, quando sarà nella necessità. Il padrone rimane sorpreso dalla scaltrezza dellamministratore infedele: "... i figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce...".
chi è disonesto nel poco, é disonesto anche nel molto.
Se dunque non siete stati fedeli nella iniqua ricchezza,
chi vi affiderà quella vera?
Nessun servo può servire a due padroni,
o odierà luno e amerà l'altro oppure si affezionerà
all'uno e disprezzerà l'altro.
Non potete servire a Dio e a mammona"
Anche questa volta siamo chiamati in causa direttamente. Il nostro attaccamento istintivo al denaro, è evidente. Lo nascondiamo con i soliti nostri argomenti: ...io non faccio parte della categoria dei ricchi, dei benestanti. Non ho denaro in avanzo e quindi non posso fare elemosina! Avrei tanti programmi ma dovrei vincere alla lotteria e allora forse potrei fare una piccola, simbolica beneficenza. Ma non troppo perché poi ho paura che non bastino nemmeno a me, e rischierei di ritornare in miseria... Anzi notando che quello che finalmente possiedo nemmeno mi basta per miei programmi...
E vengo avvolto dallo spirale del sospetto, dallansia di avere di più dall'indifferenza verso chi muore di fame. E subito una nuova giustificazione: "... ci deve pensare lo Stato, le Istituzioni, chi ha grandi possibilità...".
Tutto a posto? Non senti la coscienza che ti tormenta, perché sai benissimo quello che potresti e dovresti fare? E la tua ipotetica felicità? Arrivi forse all'assurdo di non toccare nemmeno minimamente il tuo piccolo gruzzoletto, per paura che diminuisca E tra te e il tuo fratello che muore di fame, il tuo atteggiamento ti rende tranquillo, sereno?
Signore mio, il tuo insegnamento è quasi sempre duro a metterlo in pratica. Mi ostino a rimanere nelle mie posizioni e giustificazioni, ma devo riconoscere che non sono sereno.
Dammi la forza di provare, una volta, a venire in aiuto a Te, raffigurato nel fratello bisognoso. Proverei una gioia indescrivibile e la mia offerta verrebbe centuplicata da Te, in benefici e grazie, irraggiungibili con il denaro.
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