
del NUOVO TESTAMENTO
Questa affermazione categorica è stata posta dall'evangelista Giovanni proprio all'inizio del suo Vangelo. Verosimilmente intendeva precisare una frase dell'apostolo Paolo che aveva già preso spazio nella mentalità della prima generazione cristiana:«Avete ricevuto uno spirito da figli adottivi» (Rom 8,15).
Paolo l'aveva indirizzata alla comunità cristiana residente in Roma, verso la fine degli anni 50 e.v., ma, il concetto di figliazione adottiva lo aveva espresso già nell'altra sua lettera: quella ai Galati, di quattro o cinque anni prima (Gal 4, 5).

Ora più volte abbiamo ricordato ai nostri lettori che la S. Scrittura è il luogo primario della verità rivelata; ma per raggiungere ciò che realmente intendeva trasmettere lo scrittore ispirato, bisogna assolutamente tener conto del suo modo di esprimersi, dell'idea che si era fatta del mondo, tipica del contesto socio culturale dove viveva.
Paolo apostolo potrebbe aver frequentato le scuole ellenistiche a Tarso, sua città natale, e in seguito, di certo, quella biblica, sotto Gamaliel I, a Gerusalemme.

Ora S. Paolo tutt'altro intendeva dire che Dio avesse usato una finzione, nel chiamarci figli!

Ecco, allora l'evangelista Giovanni proclamare solennemente che coloro i quali aveva¬no accettato il Verbo fattosi carne sarebbero diventati figli di Dio, non per titoli umani, ma perché «da Dio sono stati generati»( Gv 1, 13).
E nella sua Prima lettera, ancora più categorico e dissuadente da ogni interpretazione diversa: « Vedete quale grande amore ci ha mostrato il Padre, da essere chiamati figli di Dio e lo siamo realmente!» (1 Gv 3, 1).
