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Così veniva chiamato il Salvatore

Cerchiamo di chiarire più ampiamente possibile qualcuno di quei dati della carta d’identità di Gesù: il primo è il Nome.
Non è stato facile arrivare alla sua grafia esatta, da cui ricavare la pronunzia, pur trattandosi di un nome assai comune nel giudaismo prima della venuta di Gesù, perché era quello del condottiero che aveva introdotto gli ebrei nella terra promessa: Giosuè. Difatti questo nome rimanda a Yoshua, che significava, anticamente Yahvè = aiuta, passato, in seguito, a significare Yahvè = salva.

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Così appunto lo spiega l'evangelista Matteo. L' angelo disse a Giuseppe che il Savatore doveva chiamarsi con questo nome: "Tu lo chiamerai Gesù: Egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati" (Mt 1,21).

Luca, che non era ebreo, nel precisare che ciò era già stato chiesto dall'angelo a Maria, scrive: "Lo chiamerai Gesù" (Lc 1, 31); invece di darne l'etimologia, spiega che sarebbe stato grande e chiamato Figlio dell'Altissimo.

Dunque, YOSHUA, Dio aiuta, oppure Dio salva.

Ma questa è la grafia ebraica, che sicuramente avremmo trovato in tutti gli atti riguardanti il rabbi di Nazareth, presso l'autorità centrale religiosa, soprattutto in quelli della scomunica, avvenuta poco prima della condanna a morte che il sinedrio avrebbe presentato, sul primo mattino della parasceve dell'anno 30, a Ponzio Pilato per la firma necessaria alla mandata in esecuzione.
Senonché Gesù era della Galilea, e lassù nessuno parlava più ebraico (eccetto i rabbini della zona).
Difatti, dopo studi condotti con ostinazione fino ai nostri giorni, si è giunti al risultato che nella Galilea il nome suonava e si scriveva YESHU, con una leggera aspirazione dopo la U, come fosse Yeshuah. Così veniva chiamato dai suoi conterranei, dalle folle che lo seguivano, dagli apostoli, discepoli e pie donne.

All'anima cristiana sta particolarmente a cuore di sapere che così lo chiamava sua Madre, Maria, quando lo cullava sulle sue ginocchia, quando lo chiamava a sé, quando gli affidava qualche piccolo incarico, man mano che cresceva. E così lo chiamava il padre putativo, l'incomparabile Giuseppe.
Appunto, ufficialmente, cioè davanti al pubblico di Nazareth e della Galilea, tutti lo chiamavano Yeshu barYosiph o Yoseph (bar, in aramaico, significa figlio) .

In conclusione: da Yeshu, è derivato il greco Iesoús, da cui il latino Jesus. Viedellospirito abbina all'articolo sopra citato il canto " Jesus Christ You are my life ".

THE WAYS OF THE SPIRIT

The Holy Shroud

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The Holy Shroud
From the studies of
Mons. Giulio Ricci,
Shroud researcher


The Shroud is a rectangular linen (m. 4,36 x 1,1), woven in a three-to-one herringbone twill composed of flax fibrils and is the most eloquent “corpus delicti” used by researchers to reconstruct the offensive event it shows: the death on the cross. The crucified man, before his death, has suffered under a particularly cruel flagellation, a crowning with thorns (first ever registered by researchers in a crucifixion), an upward gouge in the side caused by a spear penetrating into the thoracic cavity and at last shrouded, naked, in a linen without being previously washed and covered with resins. The integrity of the shroud testifies that the body it shrouded never knew the corruption; otherwise the shroud itself would have been damaged.
 

LOS CAMINOS DEL ESPIRITU

En la memoria de San Maximiliano María Kolbe, resbítero y mártir.

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En la memoria de San Maximiliano Mar
ía Kolbe,

resbítero y mártir.


“Dios, en sus obras, se sirve de instrumentos… Dios, que nos ha dado una voluntad libre quiere que le sirvamos libremente como instrumentos, poniendo nuestra voluntad a disposición de la suya, de la misma manera que la Madre Santísima cuando dijo: “Aquí está la esclava del Señor, hágase en mí según tu palabra” (Lc 1, 38).
La palabra “hágase” tiene que estar siempre en nuestros labios porque entre la voluntad de la Inmaculada y la nuestra tiene que haber una armonía perfecta. Entonces ¿qué hay que hacer? ¡Dejémonos conducir sin temor por Ella!”

WEGE DES GEISTES

CARTA DEL PAPA JUAN PABLO II A LAS MUJERES

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CARTA DEL PAPA
 JUAN PABLO II
 A LAS MUJERES


Te doy gracias, mujer-madre, que te conviertes en seno del ser humano con la alegría y los dolores de parto de una experiencia única, la cual te hace sonrisa de Dios para el niño que viene a la luz y te hace guía de sus primeros pasos, apoyo de su crecimiento, punto de referencia en el posterior camino de la vida.
Te doy gracias, mujer-esposa, que unes irrevocablemente tu destino al de un hombre, mediante una relación de recíproca entrega, al servicio de la comunión y de la vida.

Preghiere

La Madre di Dio

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La Madre di Dio

Non treccia d'oro, non d'occhi vaghezza,
non costume real, non leggiadria,
non giovinetta età, non melodia,
non angelico aspetto, né bellezza
poté tirar dalla sovrana altezza
il Re del Cielo in questa- vita ria,
ad incarnare in Te, dolce Maria,
Madre di grazia e specchio d'allegrezza: