
La donna israelita
ai tempi di Gesù
Schiava del marito
Si diceva che, nel caso che la donna vedesse in pericolo di morte marito e figli, essa non doveva avere dubbi: doveva prima salvare il marito. Diverso, se il marito avesse trovato in pericolo moglie e figli. Qui veniva sentenziato che, solo nel caso di attentato alla pudicizia della moglie, egli avrebbe dovuto, prima salvare lei...
Da queste cose a spessore grosso, possiamo scendere ai dettagli più manuali, dei doveri di una donna sposata. La descrizione puntigliosa del Talmud ci offre particolari in un certo senso gustosi: macinare alla mola, cuocere e preparare i pasti, lavare, rifare il letto e, secondo qualcuno più esigente, lavargli il viso, le mani, i piedi, riempirgli la coppa di acqua o vino e simili.
Siccome si sentiva mantenuta da lui, doveva compensare le spese. Se il marito fosse stato povero, la moglie avrebbe trovato già prescritta la misura settimanale di tessitura che deve approntare (a meno che, avverte qualche rabbino più scrupoloso, la donna non stesse allattando un bambino).
In compenso, suo marito aveva il dovere di mantenerla con vitto, vestito e alloggio.
Se fosse stata fatta prigioniera (erano i tempi), aveva il dovere di riscattarla dalla schiavitù. Doveva, inoltre, procurarle medicinali. Se poi aveva la fortuna di sopravviverle, era suo obbligo, alla morte della consorte, di procurarle almeno due suonatori di flauto e qualche donna piangente. Cosa ancor più commovente, era suo diritto, di tenere un bel discorsetto su di lei, al momento della sepoltura.
Come si vede, tutto era contemplato accuratamente, di modo che la prigione (se ci è stato detto che la sposa era un po' come una schiava del marito) risultasse più gradita. Indubbiamente la situazione non era confortevole neppure fra nazioni ad alto livello di civiltà, come la Grecia e, in una certa misura, Roma.
Solo Gesù poteva dare al matrimonio
un valore nuovo e veramente umano
Ma non dimentichiamoci che, anche lungo i due millenni cristiani, non è che abbia prevalso il progetto di Cristo sulla condizione della donna, come sposa. I ricordi che sono arrivati fino a noi, se non hanno le tinte fosche dell' assoluto assoggettamento, parlano ancora in termini analoghi.
Quanti celebranti della cerimonia nuziale cristiana, al momento di leggere quel passo della Lettera agli Efesini "Le mogli siano sottomesse ai mariti, come al Signore" (Ef 5,22) ha avuto la bontà di chiarire perché si dice "come al Signore?.Non sarebbe stato difficile da capire che si tratta di un atteggiamento che non è della schiava che si assoggetta, ma della figlia che aderisce al Padre.
Padre Bernardino Bordo
- Passionista -