Illuminami, o Signore,
con la tua luce!
Si, perché un apostolo è Un uomo mangiato da tutti, come è stato detto.
Non è più suo il tempo, non è più sua la sua salute, non è più sua la sua vita.
Sono cose che appartengono agli altri; alle pecorelle che gli hai affidato Tu, buon pastore.
La prospettiva è sublime, quasi poetica; la realtà pratica tanto impegnativa e carica di responsabilità, che giustificano, e , talvolta, addolciscono tutto.
Il Signore è il mio pastore,
non manco di nulla
Ma il più delle volte non addolciscono nulla e uno sente solo il peso, la paura.
Lhai sentita anche Tu, Maestro mio, questa paura, e non solo al Getzemani.
Il peso non ti ha schiacciato, ma, certo, ti ha prostrato sotto la croce. Per questo, mi comprendi e riesci a compatirmi. Gli altri pensano che le mie risorse siano come le tue, perché vedono Te in me; ma io le sento spesso assai al di sotto delle esigenze di chi mi avvicini.
Solo qualcuno, qualcuna, intuiscono, talvolta, che ho bisogno anche io di essere perdonato e consolato.
Ma come chiederlo, senza invertire le parti? Chiedere che le pecorelle aiutino il pastore è fare della letteratura melodrammatica, devozionale.
Confido e spero in Te
Solo Tu, Gesù mio, puoi accorgerti quando sto in riserva, quando la pressione cala e lorizzonte si restringe. Confidarlo a Te è il miglior sistema di prendere coscienza dei miei limiti; non un mostrarti ciò che Tu non vedi.
Lo vedi e, se non intervieni, è per darmi una nuova esperienza del mio nulla; se intervieni, lo sai fare con tanta delicatezza, per darmi limpressione di essermela cavata da me.
E non è vero.
Mi hai tratto Tu dalla depressione, mi hai illuminato Tu con la tua luce; e così ho potuto dare ancora una mano a chi me lo chiedeva in nome tuo.
Potevo ritenerlo un merito personale?