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La Chiesa del Beato
Giovanni XXIII^
a Paderno di Seriate (Bergamo)

Una “perfetta cassa armonica luminosa”,
una Bisanzio risorta

Percorrendo la strada provinciale che da Brescia porta a Bergamo, poco prima di entrare nella città di Seriate, svoltando a sinistra per la frazione di Paderno, ci si imbatte nell’ultima Chiesa dell'architetto Mario Botta. Dedicata al Beato Giovanni XXIII si trova a Seriate in provincia di Bergamo, Diocesi che diede i natali ad Angelo Roncalli, nato a Brusicco di Sotto il Monte il 25 novembre 1881, sacerdote nel 1904 e divenuto Pontefice il 28 ottobre 1958 con il nome di un antipapa per presentare al mondo la sua totale ortodossia. Il luogo di culto in oggetto ha visto una lunga gestazione, di circa dieci anni, dall’elaborazione dell’iniziale progetto alla sua definitiva realizzazione.

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Sicuramente -come la gran parte delle architetture di Botta- occorre lasciarsi coinvolgere e trasportare dai sentimenti e dalle suggestioni cariche di rimandi mai scontati dell’architetto ticinese. La chiesa del Beato Giovanni XXIII di Seriate può lasciare favorevolmente colpiti, senza riuscire a darsene una spiegazione, oppure apparire troppo lontana. Certamente abbisogna di essere percorsa, girata, visitata con calma, appropriandosi degli spazi ed entrando in colloquio –e soliloquiando fra sé- con la forma quadrangolare, elemento cardine e rimandante alla “naturalità/umanità” del creato rispetto il Creatore. Tutto ciò si realizza nella mediazione “terra” e “cielo”: pietra e vetrate nel caso di Botta. Quattro sono le stagioni, quattro gli elementi (terra, aria, acqua e fuoco), quattro gli Evangelisti, quattro i punti cardinali, quattro i lati della Gerusalemme Celeste della “Rivelazione di Gesù Cristo” –meglio conosciuta come Apocalisse-.

Apriamo qui una piccola digressione sul concetto “quattro” -fortemente simbolico- utilizzato nell’architettura bottiana  di cui chiediamo venia. A livello numerico, per quanto concerne la simbolica numerica, il numero quattro, ed il significato simbolico ad esso associato, è l’antitesi del “tre” (numero di perfezione e compimento, chiave dell’universo ed il più adatto a Dio, persino considerato –da Agostino- il numero dell’anima) poiché rappresenta la “corporeità”, il “corpo”, l’“umano” che si oppone al divino. Perciò il quattro designa l’universo terreno, sono i quattro fiumi del Paradiso –Pison, Ghicon, Hiddekel (meglio noto come Tigri), Eufrate- che irrigano i quattro paesi della Terra. Quattro sono gli “humores” nell’uomo (Adam) e cioè sanguigno, flemmatico, collerico, melanconico; e pure le lettere che compongono la parola Uomo in aramaico sono esattamente “quattro”; come le direzioni: anatolé, dysis, àrktos, mesembrìa (vale a dire nord, sud, est, ovest). In opposizione alle “virtù teologali” (fede, speranza e carità) quelle dette “cardinali” sono quattro; gli autori dei Vangeli (Marco, Matteo, Luca, Giovanni), i Profeti Maggiori (Isaia, Ezechiele, Daniele) e i dottori della Chiesa (Agostino, Ambrogio, Gerolamo, Gregorio Magno). Il “tetramorfismo” è concetto cardine del genere apocalittico, si pensi ai Quattro Viventi, i Quattro cavalieri dell’Apocalisse. Quest’ultimo libro deve aiutarci a comprendere la diffusione quadrocubica tanto diffusa nell’erezione di templi cristiani poiché la Città Celeste è cubica.

Torniamo all’edificio in oggetto. Trovandovisi di fronte, avvicinandosi a poco a poco, giungendo quasi ai suoi piedi si riesce a far scorrere lo sguardo sui corsi di pietra regolari che si conseguono sino alla punta.
Ciò che mi è ritornato alla mente guardando i bozzetti iniziali del progetto ora realizzato è stata una frase di Botta che lasciò durante un’intervista al Politecnico di Milano che diceva che l’architettura moderna deve parlare di “levità” divenendo e lanciando quasi una sfida -e qui entra in gioco la tecnica e la tecnologia- con la pesantezza dei corpi. La struttura sacra di Paderno di Seriate si percepisce come un’imponente mole alleggerita dalla particolarità di alcune sue geometrie, non mere textures, che ne ingentiliscono la complessità.  
 
«Il sito della nuova chiesa dedicata a Papa Giovanni XXIII si trova a lato della chiesetta settecentesca di S. Alessandro Martire in località Paderno-Seriate a Sud di Bergamo. Nei dintorni si è consolidato un insediamento urbano sparso con residenze ai lati della strada che collega Bergamo a Seriate. Nella composizione planimetrica del nuovo impianto la chiesa esistente definisce il lato nord-ovest di uno spazio rettangolare antistante la nuova chiesa mentre sul lato sud-est un volume allungato ad un solo piano contiene l'abitazione del parroco e altri servizi che si concludono oltre la chiesa verso la campagna con l'oratorio e le aule di catechesi organizzate nel piano superiore». [Mario Botta]

Una Chiesa dedicata a Papa Giovanni XXIII -voluto Beato dal compianto Papa Giovanni Paolo II- è un complesso cristiano, un “piccolo cosmo” composto da: chiesa, casa del sacerdote, centro per la realizzazione della pastorale di zona. L’area è limitrofa la chiesetta di Sant’Alessandro -santo patrono del capoluogo di provincia, Bergamo- martire (il cui campanile rimane attivo anche per la nuova chiesa, che ne è sprovvista); la nuova chiesa sorge vicina alla vecchia, ha però ora la mera funzione di cappella feriale. La nuova chiesa ha, dalla pianta quadrata, è stata disegnata conformemente ai dettami post-conciliari e le più recenti indicazioni liturgiche.

Seriate è un paese in provincia di Bergamo di 21628 abitanti dall’ultimo dato statistico del Comune risalente al 2004, nel giro di settant’anni il comune ha triplicato la propria popolazione.

Il progetto di una nuova Chiesa per la frazione di Paderno, che aveva visto aumentare notevolmente la popolazione, era fortemente richiesto dai parrocchiani poiché non bastava più lo spazio della chiesa di Sant’Alessandro, inizia nel 1994 quando Mario Botta riceve l’incarico dai committenti, Parrocchia del Santissimo Redentore e Comune di Seriate, e termina nell’anno 2000. L’edificio sorge in località Paterno di Seriate, Bergamo. La realizzazione della struttura per un totale di 2137 m² di area costruita, su di un terreno di 17'000 m², la chiesa misura 741 m² ed il centro parrocchiale è di 1396 m², il volume fuori terra è di 16'500 m³. La direzione dei lavori di cantiere sono stati affidati a Guglielmo Clivati di Seriate.

Ed anche qui in Seriate notiamo un’attitudine naturale in Botta alla rievocazione del fascino dei luoghi di culto di storica memoria, di stilemi arcaici, questo ancora una volta il leitmotiv dell’architetto ticinese incline a monologhi con il passato. Forse è questa la vera ed assoluta grandezza di Mario Botta, accusabile di auto-referenzialismo da parte di molti colleghi, certamente un astro luminoso dell’architettura moderna che invece accusa un'innegabile ricerca di spettacolarità. Troviamo ovunque disseminati –Roma, Parigi, Milano, Londra, New York, Tokio- edifici veementi (litigiosi con il loro intorno, a volte troppo scomodi ed invasivi) e appariscenti. Si palesa così un’architettura celebrativa di se stessa, delle proprie linee, delle cause formali, della scuola, nonché dell'architetto, ma principalmente del richiedente, che così facendo magnifica il potere di cui dispone. Nell’ultimo decennio si è ritornati a costruire grattacieli, mausolei del businessman, come una sorta di gara -in altezze- che attraversa il pianeta dalle capitale orientali, Hong Kong e Shanghai, alle più occidentali, New York.

Come un tempo si alzavano campanili, conventi e cattedrali che dominavano il tessuto urbano e gli altri edifici facendo accorrere il popolo al timore di Dio ed alla preghiera nella fede. Ora si edificano “templi pagani”, ma non scarseggiano tuttavia le eccezioni, difatti, nell'epoca di un supermoderno melenso e ritrito, dell'effimero, del disdicevole, dello scontato e persino del cattivo gusto, si torna a innalzare chiese, per necessità di spiritualità, di fedeli, di nuovi centri residenziali (a volte in quartieri un tempo meno popolosi e più rurali o disabitati) e per avversare il sapore del sovrabbondante, dei linguaggi inflazionati e mediatici, del culto dell'immagine e della esteriorità.

Sicuramente si sono distinti alcuni architetti, e tra questi si è quasi costruita un’attenzione particolare a questo tipo di “fabbricati” e strutture. Questa nuova generazione di progettisti si è dedicata a queste progettazioni, manifestandosi orientati alla reminiscenza del richiamo dei luoghi di culto di memoria storica. Purtroppo si sono creati “status” e stilemi un po’ ripetuti. Non è il caso di Mario Botta.

Particolare l’attenzione dell’architetto ticinese per gli antistanti spazi: difatti attorno alla chiesa è stata mantenuta un'area verde con due rogge. Così pure il verde pubblico del vialetto alberato è preesistente. Nelle vicinanze della chiesa è presente acqua. Ciò può suggerirci che già in questo stesso luogo vi fossero insediamenti celti e, nei tempi più antichi, fosse un luogo di culto. Mario Botta, architetto luganese del Canton Ticino, giunge da una zona in fatto di storia dell'arte può dir molto, essendo la patria dei Maestri Comacini.

La Chiesa è costruita in modo molto organico: tutti gli spazi edilizi sono legati fra di loro da accessi pedonali. Per raggiungere l'ingresso della chiesa si passa il lungo corridoio che misura circa un centinaio di metri, costituito dal porticato che collega la casa del sacerdote con la sala multiuso e il Centro per la pastorale. Questo complesso ospita anche uffici, un bar, spazi ricreativi, le dieci aule per  il catechismo o riunioni di gruppo. A sud della chiesa si trovano aree verdi attrezzate per lo sport dei più giovani.

L’aspetto che si porge agli occhi del visitatore è quello di un immenso prisma di pietra, con «piani geometrici - come egli stesso sostiene descrivendola- rigorosamente definiti»; il materiale di rivestimento è  la pietra rossa di Verona. La parte più elevata delle quattro pareti è di circa 23 metri.

Sulla facciata principale, direttamente sulla parete, è incisa profondamente una croce che troneggia e ci fa intuire che quella maestà di forme ed arditezza stilistica è per gloria a Lui. Il portone principale, che funge anche da porta processionale per le funzioni solenne, è realizzato da vetrate che, dall'interno, sono estremamente emozionanti. Coinvolgenti, per contrasto, anche gli altri due portoni, posti ai lati, costituiti da pesanti portali in metallo.

La geometria –nonostante il coinvolgimento, l’emozione luminosa, pare di essere “ovattati di luce” e sospesi fra cielo e terra- appare alquanto grave. Dall'esterno si accede all'unica aula interna di forma quadrata di circa 25 metri per lato. L'essenzialità delle forme può lasciare certamente colpiti. Forse è l’ana-iconicità a renderla così “impressionante”. Mi ricorda certe forme della dimensioni aurea.
Ascoltando il silenzio, mentre cammino al suo interno, penso alle parole di un Amico, Padre Giuseppe Magrino, che durante il Giubileo confrontandosi con mia Madre pittrice citava le parole del Te Deum che stava componendo «Santo e terribile è questo luogo, è la casa di Dio, è la Porta del Cielo!».
Janua Coeli. Neppure il bisogno di scriverlo sull’architrave… è implicitamente esplicitato dalla dialettica delle forme che si svolgono dalla processione della penna del Maestro Botta! Shekinah. Per dirla in ebraico: “Casa di Dio”.

Un’atmosfera “unica” «una perfetta –spiega il progettista- cassa armonica luminosa», impareggiabile ed inequivocabilmente singolare: pareti rivestite da lamelle di legno orizzontali laminato in foglia d'oro che trasformare la chiesa in una –passatemi il termine- “bomboniera di luce”.

All'ingresso del Centro Parrocchiale ci si ritrova si ha la sensazione di fare un passo nella storia e di esser ripiombati in una “Bisanzio risorta”. Lo sguardo si perde verso l'alto, sia all’esterno che all’interno.
All’interno si è frastornati dall'oro che sfolgora rivestendo l'intero edificio. Scampati allo sfolgorio accecante: l'altare, le due absidi con il solenne Cristo crocefisso, e due volti di donne addolorate (desunte dalla celebre fotografia dell'Afghanistan, dove l'araba sofferente era acconto ad una donna morente).

La zona di culto è animata di una forma più perfetta del quadrato: il cerchio. Il quadrato è simbolo dell’umano: i “quattro viventi” e i quattro Angeli dell’Apocalisse, le quattro stagioni (che segnano ineludibilmente il passaggio del tempo) e i quattro Evangelisti (appunto quattro “uomini”, creature che si dispongono alla trasmissione). L’area presbiteriale è semicircolare e termina in una doppia abside. Una scultura di Giuliano Vangi raffigurante la Crocifissione spicca sulla parete.

Si è attratti dal pavimento, dall'ambone-pulpito e dall'acquasantiera in pietra di Verona lucidata, ben efficace a fianco dell'oro.
Come si può notare girando attorno all’enorme cubo, il fabbricato non ha finestre aperte al di fuori. Per dare luce all’altare, si nota dalle foto, e creare una stupenda scenografia al suo interno, l’architetto ha squarciato quattro grandi lucernari dalla struttura cubica. Botta li ha premeditatamente sistemati in modo tale da catturare la luce del sole allo zenith. Ciò evoca un equilibrio fra gli elementi, terra e il cielo, e crea quella intima relazione tra la creaturalità e il Divino.
L’elemento “luce” giunge quindi solamente dall'alto. L’unica eccezione è data da un gioco ad effetto della facciata che presenta una spettacolare vetrata.

Osservando l'edificio dall'alto, facilmente si ha la sensazione che questa chiesa sia consimile ad un fiore di pietra, dischiuso eternamente verso la Luce , proteso verso la sua ricerca. Non è scontata questa notazione. L’aspetto simbolico è molto importante sia per l’architetto -che ha sottolineato veramente bene-, sia per la funzione liturgica e i nuovi requisiti in merito di architetture sacre.
L’acquasantiera è realizzata in pietra rossa di Verona, come la maggior parte degli arredi, ed è l’unica in tutta la Chiesa. Di medesimo materiale: lo zoccolo di rivestimento ed il pavimento. Il rivestimento ligneo, più in alto, conferisce calore all'insieme e scalda, stemperandosi a seconda dell’incidenza della luce proveniente dall’esterno.

Quando a Seriate è stato inaugurato il nuovo Centro Pastorale Giovanni XXIII, l'effige del Papa buono compariva da uno schermo tv collocato vicino all'altare.

Era una delle tante Chiese progettata dall'architetto Mario Botta che sta svolgendo sollecitamente la Chiesa del Santo Volto a Torino. La Diocesi di Bergamo non dista che pochi chilometri da un’altra sua chiesa costruita in Brianza, a Merate, nella frazione di Sartirana; anche la struttura meratese è costituita dalla chiesa e dall'oratorio parrocchiale, insomma non mero insediamento sacro, ma volontà di aggregazione del tessuto urbano in medesimo progetto.

“Sacralità della pietra”… forse il titolo della mostra fiorentina allestita nella gipsoteca dell’Istituto Statale d’Arte della Città del Giglio deve la sua origine ad un poeta del Novecento che ha trascorso i suoi ultimi giorni non distante dall’area dove sorge la Chiesa del Beato Giovanni XXIII.

David Turoldo, sacerdote servita, attivo poeta e commentatore in versi delle Sacre Scritture venne nella bergamasca, esattamente a Fontanelle, un’amena località fra viti e foreste quelle percorse quotidianamente da Angelo Roncalli per recarsi al seminario vescovile di Bergamo. Padre David scrive «le pietre cantano» guardandosi forse intorno nella sua stupenda chiesetta ad un paio di chilometri da Sotto il Monte.

Qui Botta è riuscito a far cantare una pietra, quella rossa di Verona, tipica peraltro delle decorazioni di molti altari dal Quattrocento in poi.
Elemento architetturale in molte sue architetture, ed anche qui, la luce.
Nella chiesa del Beato Giovanni XIII la luce è zenitale, sopraggiunge dal cielo per mezzo dei quattro lucernari. Particolare la permanenza nell’edificio: si può notare cambiamenti di gradazioni e di intensità luministica.

La luce dunque dà vita e cambia gli spazi a seconda del variare delle stagioni; invade le panche (sedute molto comode per un’architettura moderna che di solito non invitano alla permanenza prolungata e dissociano invece la vocazione del luogo di culto alla preghiera, anche prolungata) di legno chiaro che danno accoglienza ai fedeli.

Il rivestimento interno con doghe di legno disposte orizzontalmente -composte da minuscole listarelle di legno avvicinate, in lamellare- usate anche per le cornici dei quadri, mettono in risalto una scultura lignea antica, raffigurante la Madonna con il Bambino.

Dopo dieci anni di lavori Botta ha terminato quest'opera in neppure sei mesi. La chiesa è costata complessivamente circa nove milioni di euro. Esternamente l’edificio è organizzato da una struttura portante in cemento armato, a base quadrata, muro ricoperto trattato a spacco, rivestito da pietra di Verona, che si solleva sul fronte sino a 23 metri, con il lato di 25, dall’immagine austera, con spaccature e forme molto regolari.

Il complesso della nuova chiesa e centro parrocchiale comprende anche la chiesetta del '700 sul lato di nord-est, mentre su quello di sud-est si allunga un corpo edilizio, ad un piano, con colonnato, ospitante: la casa del parroco, le sale per la catechesi, il bar e altri servizi che si inoltrano oltre la chiesa, verso i campi; l’oratorio e le sale sono disposte su due piani, il verde è l’elemento indispensabile del panorama.

L'effetto suscitato nei numerosi visitatori accorsi per poter apprezzare la chiesa tutta d'oro è estremamente elegiaco, ascetico, ad un tempo indecifrabile, nuovo ed antico.

Dopo la rielaborazione, tutt'ora al centro di vigorose polemiche, del Teatro alla Scala di Milano, il ticinese Botta. Ora il creatore di chiara fama, conosciuto in tutto il mondo, celebra una struttura alla memoria del “Papa Buono”, in onore di Angelo Roncalli tanto amato dagli italiani. E parrebbe, anche a detta dei critici, aver oltrepassato se stesso.

Mario Botta ci spiega che «lo spazio della Chiesa, come in passato, deve durare nel tempo, sfuggire alle leggi del consumo, resistere almeno due secoli».
Ed è ciò che auguriamo e speriamo di ottenere per questa pregevole architettura di luce.

AS VIAS DO ESPIRITO

Imitação..... 3.46 DA CONFIANÇA QUE SE DEVE TER EM DEUS, QUANDO NOS DISSEREM PALAVRS INJURIOSAS

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Imitação..... 3.46
 
DA CONFIANÇA QUE SE DEVE TER EM DEUS,
 QUANDO NOS DISSEREM PALAVRS INJURIOSAS

 
 
Filho: conserva-te firme e espera em mim. Palavras são palavras: voam pelo ar, mas não quebram a pedra. Se estás culpado, propõe, diligentemente, emendarte. Se de nada te acusa a consciência, lembra-te que, de boa vontade, deves sofrer isto, por amor de Deus.
Não é muito que sofras ao menos algumas palavras,às vezes, já que não podes suportar mais pesados golpes. E por que motivo pequenas coisas  penetram até o coração, sendo porque ès ainda carnal, e te preocupas com os homens mais do que convém ?

 

THE WAYS OF THE SPIRIT

RINGRAZIARE DIO SEMPRE

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RINGRAZIARE DIO SEMPRE

Una riflessione

Dobbiamo ringraziare sempre Dio di ogni cosa che ci dona, San Paolo ce lo esorta sempre.  Tutto ci é stato donato e noi consideriamo poco il fatto che ogni cosa é un dono. Diamo troppo per scontata ogni cosa e purtroppo l'abitudine cancella in noi la tendenza a riconoscere e ringraziare Dio, l'artefice di tutto.  Questa tendenza al ringraziamento trasformerebbe i nostri cuori nella vera pace che solo il Signore ci puó dare. Avere un cuore pieno di riconoscenza per il Creatore Padre sarebbe un buon principio di conversione, ma difficilmente riusciamo a capirlo.

 

LOS CAMINOS DEL ESPIRITU

3º Domingo de Pascua - Evangelio: Juan 21,1-19

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3º Domingo de Pascua -
 Evangelio: Juan 21,1-19

 ‘Es el Señor’.
Solo la presencia de Jesús da sentido a nuestra vida de discípulos, a nuestra misión de anunciadores del Evangelio.
 ‘Simón, hijo de Juan, ¿me quieres?’
Esta pregunta que hace Jesús a Simón nos la hace a cada uno de nosotros: ‘¿Me quieres?, ¿me quieres?’ El Amor quiere ser amado. El amor a Jesús es lo que da valor a nuestra vida cristiana, a nuestra oración.
‘Señor, tú conoces todo, tú sabes que te quiero’.


WEGE DES GEISTES

I due alberi

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All'ombra l'un dell'altro

Questa è la storia di due alberi, compagni, per destino, in un piccolo bosco ai margini di un villaggio.
I due alberi vicini erano una giovane quercia e un vecchio pioppo tremulo; i due alberi si facevano ombra l’un l’altro, le loro radici e i loro rami si sfioravano, quasi ad intrecciarsi, ma l’affetto del vecchio pioppo non si specchiava in quello della giovane quercia.

Preghiere

Lo splendore del Volto Santo (Giovanni Paolo II)

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Lo splendore
del Volto Santo

di Giovanni Paolo II

Signore Gesù, crocifisso e risorto,
immagine della gloria del Padre,
Volto Santo che ci guardi e ci scruti,
misericordioso e mite,
per chiamarci alla conversione
e invitarci alla pienezza dell’amore,
noi ti adoriamo e ti benediciamo.