"Non sia turbato il vostro cuore"
PENSIERO DELLA DOMENICA
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Durante lanno liturgico la prima lettura per lascolto della Parola di Dio, è presa dai libri del Vecchio Testamento e le poche righe proposte non sempre, per noi, sono di facile comprensione e interpretazione.
In questo periodo post-pasquale la liturgia attinge dagli Atti degli Apostoli, il libro presumibilmente scritto da Luca nei primi mesi del 64, dove l'evangelista espone all'ottimo Teofilo, i fatti avvenuti mentre egli era presente.
Nel brano di questa domenica Paolo e Barnaba hanno incominciato ad annunziare Cristo ai pagani e agli Ebrei.
Si pone però un problema: i pagani divenuti cristiani devono rispettare la legge ebraica?
Il primo Concilio a Gerusalemme definirà la questione.
Ci sono contrasti, diversità di interpretazioni; non decidono mai autonomamente; si radunano, discutono e prendono decisioni condivise.
Oggi, i moderni, al termine di un incontro fanno la conferenza stampa: misurano le parole, sono sibillini, e difficilmente di riesce a percepire la vera volontà. Senti quanto diverso il linguaggio degli apostoli: "Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi, di non imporvi nessun altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie...".
Quanto fanno tenerezza le parole di Gesù:
"Amatevi gli uni gli altri.. vi lascio la pace, vi do la mia pace... non come la da il mondo, io la do a voi... Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: vado e tornerò a voi.
Se mi amaste vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve lho detto ora, prima che avvenga, perché, quando verrà, voi crediate...".
Quando oggi si parla della concreta difficoltà di ogni tipo di convivenza è perché abbiamo messo come base la convenienza, il profitto, la soddisfazione, il piacere... e non sappiamo più conoscere il valore portante della vera amicizia.
lo penso che anche per gli apostoli, ognuno con il loro carattere, con il loro modo di esprimersi e di comunicare, con l'anelito (più volte espresso in varie circostanze) di primeggiare l'uno sull'altro, sarebbe stato difficile convivere se Gesù non li avesse formati gradualmente alla vera amicizia.
E siccome accettavano il principio della fraternità, ma con molti, troppi, distinguo, il Maestro sarà categorico quando dice loro: "Voi siete miei amici se farete quello che io vi comando...".
Quelli di Gesù non sono fervorini, buoni consigli, pii desideri, ma è categorico: "Questo vi comando; amatevi gli uni gli altri...".
La stessa cosa dice a me, a ciascuno di noi!
Non possiamo continuare a distinguere e scegliere le persone verso le quali abbiamo sentimenti di amicizia.
Il Cristo non ammette distinzioni verso l'antipatico, il cattivo, il presuntuoso, l'indisponente, il disonesto, l'approfittatore...
Mi dice "Te lo comando, amali come tuoi fratelli...".
Signore, ma perché sei così perentorio?
"Perché voglio che tu abbia la vera felicità; per questo ti voglio bene".
Don Lucio Luzzi
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