II 14 Maggio 1978 mi presentarono, davanti al fonte battesimale, una bambina di appena 50 giorni. lo, Don Lucio, chiesi ai genitori: "Che nome date a vostra figlia?". Emanuela mi dissero. Spiegai l'etimologia del nome "Emanuela" che significa Dio con noi. E non potevamo nemmeno ipotizzare che la piccola Emanuela un giorno si sarebbe consacrata a Dio nella via del dolore.
Emanuela: all'inizio della mia esistenza mi fu appeso al collo sul petto un viapass, per aprire il cancello d'ingresso, con scritto: battezzata, figlia di Dio. I primi anni li ho passati quasi sempre in braccio alla mia mamma, pensavo solamente a dormire e mangiare. All'età di sei anni ho trovato un grande cancello con la scritta "PERCORSO DELLA VITA". C'era un parcheggio immenso pieno di motorini, delle più svariate marche che io non conoscevo: amore - carità - fraternità - sacrificio - malattia - dolore ecc... Ho messo il mio viapass e mi è toccato in sorte il motorino marca "sofferenza".
Ulteriori news sulla missione
di Don Gigi a Tres Lagoas, Brasile
Che strana sensazione il tempo in Brasile! Sembra tanto (ci alziamo alle 5,30) e ti vola via, come gli uccelli che sorvolano loratorio. Non lafferri mai e ti domandi spesso: che cosa ho fatto oggi? Peró le giornate sono piene e quando terminano (ore 22,30) sei stanco che crolli sul letto.
Anche se uno è ricco la sua vita non dipende dai suoi beni PENSIERO DELLA DOMENICA + VIDEO CORRELATO
Nei tre anni di vita pubblica del Messia, i suoi rapporti con il popolo sono stati sempre ispirati ad una infinita misericordia e sollecitudine verso tutti i problemi della sua gente. Per loro compie prodigi, come moltiplicazione dei pani, sana malati, addirittura risuscita un amico, Lazzaro. Lo seguono folle immense, lo ammirano, lo applaudono, perché pensano che Lui risolverà tutti i loro problemi. Ma ci sono due categorie di persone con le quali avrà rapporti difficili, tesi; i Sadducei e i Farisei.
Guardo un bambino, una bambina in un passeggino o in braccio a papà e mamma. Guardo e penso: chi è? Perché e per chi ... è nato? Chi diventerà? Che ne sarà di questa creatura? Guardo e sogno tutto il possibile per lui e per lei. E dentro il sogno trovo quello che non si realizzerà mai e quello che, invece, avverrà.
Un anno fa ho avuto un impulso nuovo nella mia vita di sacerdote. La chiamerei quasi una... chiamata. La morte in un incidente stradale di tre ragazzi insieme mi ha posto la domanda: e tu che fai? Vuoi fermare, per quello che puoi, la morte? Vuoi mobilitare i giovani a non morire dentro e fisicamente e a scegliere la vita? Mi sembrarono le domande nuove di un'ordinazione sacerdotale in tarda età.
Il discorso sui farisei non è completo, senza quello sui sadducei, rappresentando entrambi i due pilastri della vita religiosa nella Giudea dei tempi di Gesù. Partiamo dal nome, sadducei, dall'ebraico sadduqim, che non vuol dire, come pen¬sava S. Girolamo "i giusti" da saddiq, ma semplicemente discendenti da Sadoq, ipote¬tico sommo sacerdote dei tempi di Salomone ( E. Shizrer 11, 489,n 10 -11).
La loro stessa identità storico - sociale non è così ben definita come si pensa, quando vengono contrapposti o presentati in rapporto con i farisei.
Non erano cioè due partiti o due correnti religiose in concorrenza fra di loro.
Per capirci qualcosa, a tanta distanza di tempo e con fonti coi poco attendibili, si può affermare con molta approssimazione che i sadducei erano la corrente religiosa propria dei sommi sacerdoti, del sacerdozio ebraico in genere e dei laici facoltosi.
Il contrario si può pensare dei farisei, derivanti, in forte prevalenza, da laici di modeste condizioni sociali. Con
tutto ciò, troviamo sacerdoti e capi religiosi fra gli aderenti al
fariseismo, specialmente negli ultimi anni che precedettero la
catastrofe del 70. Dunque parlare di sadducei significa indicare
i responsabili religiosi dell'ebraismo antico e dei padroni del tempio.
Salvo buone eccezioni. Come sia sorta questa corrente, possiamo
dedurlo dal fatto che fino ad Antioco IV, e anche sotto i Maccabei e
susseguenti Asmonei, a detenere il potere supremo religioso e civile
erano stati i sommi sacerdoti.
Con Erode il grande essi perdono
il potere civile e non trovano altra via che costituirsi in una forte
consorteria, tendente ad affiancare il re, per poterne arginare lo
strapotere ed essere lasciati padroni almeno della vita religiosa del
popolo. Sembra che sotto i romani non sia avvenuto alcun ulteriore cambiamento. Questa
posizione di prestigio ebbe per oggetto l'esclusiva nell'organizzazione
del culto del tempio con i continui sacrifici di animali, con fiumi di
denaro (dicono scrittori antichi e -recenti), derivante da folle che
accorrevano da tutto il mondo giudaico, la diaspora.
Fatevi
un'idea di questa classe dalle cifre giunte a noi dalla documentazione
rabbi¬nica: nella sola Gerusalemme vivevano ed officiavano oltre un
migliaio di sacerdoti, coadiuvati da un numero decuplicato di leviti, o
sacerdoti di secondo ordine,se non tutti i leviti avevano l'obbligo di
residenza nella capitale o adiacenze, è facile immaginare quale centro
di potere rappresentasse davanti alla nazione giudaica. Questi
sono i signori del tempio, i padroni della vita religiosa che Gesù si
trovò davanti, non assillanti come i farisei, ma non meno preoccupati
dal discorso che lui intendeva portare avanti...
Nella mente di molti Don Giosy è un prete che passa notte e giorno a suonare la chitarra e a comporre canzoni. Spesso che mi incontra nella vita di tutti i giorni...dice: «ma la chitarra dov'è?». La chitarra, sta molto a casa, a riposo, e ha una parte relativa nella mia vita.
Chi poi mi incontra ai concerti, pensa spesso a un uomo di copertina e di successo.
E qui vi dirò, che mi viene molto da sorridere. Scrivere canzoni, lavorare mesi in sala d'incisione, cantare e comunicare sul palcoscenico, stringere mani, guardare occhi, rispondere al telefono e al cellulare e su Internet, accogliere tanti sms, ecc... Sono tutte voci del verbo "essere uomo e prete. Un giornale mi ha accusato di "cantare come dico Messa". Ho fatto i complimenti al giornalista. Magari riuscissi a rendere il mio cantare una S. Messa, un prolungamento di essa. Sarei felice se il mio cantare accendesse una piccola scintilla di Dio.
Quando facciamo il segno della croce lo dobbiamo fare bene. Non cosí affrettato , rattrappito, tale che nessuno capisce cosa debba significare. Deve essere un segno della croce giusto, cioé, lento, ampio, dalla fronte al petto, da una spalla all'altra. Sentiamo come questo abbraccia tutto. Dobbiamo concentrarsi, dunque, bene e raccogliere in questo segno tutti i pensieri e tutto l'animo, mentre esso si dispiega dalla fronte al petto, da una spalla all'atra. Allora tu lo senti: ti avvolge tutto, ti consacra e ti santifica.
La croce, giá segno dei piú terribili dei supplizi, é per il cristiano l'albero della vita, il trono, l'altare della nuova alleanza. Cristo, il nuovo Adamo, addormentato sulla croce Gesú é scaturito con il mirabile sacramento di tutta la chiesa. La croce é il segno della signoria di Cristo su coloro che nel Battesimo sono stati configurati a Lui nella morte e nella gloria. Per mezzo della croce sono state cacciate le tenebre ed é ritornata la luce e per la quale é la via di ritornare al nostro stato originale. Se infatti non ci fosse la croce non ci sarebbe nemmeno Gesú Cristo crocifisso per i nostri peccati.
Facci capire che la tavola non sazia
se il cuore è vuoto di verità
Santa Maria, donna del pane, chi sa quante volte all'interno della casa di Nazareth hai sperimentato pure tu la povertà della mensa, che avresti voluto meno indegna del Figlio di Dio. E, come tutte le madri della terra preoccupate di preservare dagli stenti l'adolescenza delle proprie creature, ti sei adattata alle fatiche più pesanti perché a Gesù non mancasse, sulla tavola, una scodella di legumi e, nelle sacche della sua tunica, un pugno di fichi. Pane di sudore, il tuo. Di sudore, e non di rendita. Come anche quello di Giuseppe, del resto.
La Vergine accoglie il Messaggero celeste mentre è intanta a meditare le Sacre Scritture, raf?gurate solitamente da un libro che Maria tiene in mano, 0 in grembo, o sopra un leggìo. È questa anche l'immagine della Chiesa offerta dal Concilio stesso, nella Costituzione Dei Vørbum «In religioso ascolto della Parola di Dio... (n. 1). Preghiamo perché, come Maria, la Chiesa sia docile ancella della divina Parola e la proclami sempre con ferma fiducia. così che «« il mondo intero ascoltando creda, credendo speri, sperando ami (ibid.). Angelus, 6.11.05
Una riflessione Una delle piú dolci veritá della nostra fede é il mistero dell'assunzione di Maria Santissima in corpo e anima al cielo. La "piena di grazia" che mai ha peccato non poteva stare soggetta alla corruzione della carne. É una grande veritá di fede che la Madonna stia unita alla Santissima Trinitá. Lei contempla, nella luce della gloria divina, tutti e ognuno dei suoi figli nelle ore delle allegrie e delle sofferenze,in tutti i nostri passi. Sorge cosí in noi di forma spontanea e naturale il desiderio di procurare l'intimitá con la Madre di Dio, che é pure nostra madre, di convivere con Lei come si convive con persone a noi care, visto che sopra di essa non ha trionfato la morte, ma sta in corpo e anima insieme a Dio Padre, con il suo figlio Gesú e lo Spirito Santo e intercede sempre per noi senza stancarsi. I
DO BAIXO APREÇO DE SI PRÓPRIO ANTES OS OLHOS DE DEUS
Falarei ao Senhor, embora eu seja pó e cinza. Se me tiver em melhor conta, eis que vos ergueis contra mim e as minhaS iniquidades darão testemunhos verídicos e não poderei contradizer. Se, porém, me rebaixar e me aniquilar, renunciando à toda estima de mim mesmo, humilhando-me até o pó, que, em verdade sou, ser-me-á propícia a vossa graça e vossa luz virá ao meu coraçã:toda presunção, por menor que seja, sumir-se-á no abismo do meu nada e acabará para sempre.
NO SEA YO, EPULÓN, SEÑOR Que no me ciegue la riqueza Que mi existencia no dependa de lo que aparentemente veo Que no me cierre a tu presencia Que no viva de espaldas a las necesidades de mis hermanos Que guarde la actitud del asombro que produce la fe Que cuide mi riqueza interior más que la exterior Que no me resista a vivir como quien sabe que es un peregrino Que no olvide de mirar al cielo todos los días Que no olvide de volver mis ojos a la tierra, todos los días
O tu che nellinstabilità continua della vita presente taccorgi di essere sballottato tra le tempeste senza punto sicuro dove appoggiarti, tieni ben fisso lo sguardo al fulgore di questa stella se non vuoi essere travolto dalla bufera.