Gesù
e gli esattori del tributo romano (i pubblicani)
Ricordate la domanda che un giorno gli posero gli avversari, per metterlo in imbarazzo: «È lecito o no pagare il tributo a Cesare" (Mt 22, 15ss).
L'evangelista avverte che il movente della domanda fu «per vedere di coglierlo in fallo»; e aggiunsero ironicamente che lui era veritiero, che non guardava in faccia a nessuno, perché intendeva insegnare la vera dottrina di Yahvè.
Se avesse risposto di no, lo avrebbero denunciato a Pilato il quale, detenendo anche il titolo di procuratore era direttamente responsabile della riscossione delle imposte.
Se diceva di sì, peggio ancora: lo avrebbero deferito al Sinedrio come miserabile collaborazionista in favore degli oppressori...
Sappiamo come se la cavò: e gli avversari «lo lasciarono e se ne andarono».
Il fatto era che da tempo i capi di Gerusalemme conoscevano le deplorevoli simpatie che il rabbi di Nazareth nutriva verso i pubblicani, appunto gli esattori del fisco.
Almeno l'episodio della chiamata di Matteo è di dominio pubblico, anche fra i meno preparati; tutti abbiamo davanti il banchetto a casa di questo levita, quindi, doppiamente traditore del suo paese.
Meno nota la vicenda di Zaccheo, che non solo era un pubblicano, ma un capo di questi impiegati, demonizzati dai farisei.
Ci commuove ancora la maniera con cui Gesù si auto-invitò a casa sua (naturalmente per stare a mensa con lui!), facendolo scendere giù come uno scoiattolo da quel sicomoro, mentre lo invadeva una felicità mai provata maneggiando sesterzi, denari e talenti...
Non importava se il pontefice Caifa e con lui, e prima di lui, il suocero Hananiya o Anna, flirtavano ipocritamente con l'autorità romana di Cesarea Marittima. Difatti Pilato era stato sempre così prudente, da non irritare, anzi mantenere calmi i caporioni giudei, dopo che avevano sentito la frusta del suo predecessore, Valerio Grato.
Uno spaccato, come si vede, ancora tutto da scoprire, che mette il Salvatore al disopra di quel marasma di violenze sotto coperta, di ipocrisie senza coscienza, che avvelenavano il clima della Giudea romana. La quale, proprio per la saggezza di Pilato, punto di riferimento del fisco romano e, naturalmen¬te del mondo dei pubblicani, si mantenne in una pace di cui si meravigliava anche lo storico Tacito.