GESU NON FREQUENTO SCUOLE RABBINICHEAbbiamo già avvertito che il Salvatore non ha frequentato alcuna scuola per diventare rabbi, pur essendo chiamato con questo titolo. È il momento di approfondirne le ragioni.
Non può chiamarsi in causa la povertà di sua famiglia, per cui sarebbe stato privato di questa possibilità, a causa di mancanza di denaro con cui pagarsi la scuola. In effetti la casa di studio, dove si entrava per le lezioni, esigeva un quarto di denaro.
Raccontavano del grande rabbi Hillel che, essendo venuto a piedi da
Babilonia a Gerusalemme, si mise a servizio di un signore, come
giornaliero, cioè incaricato del cavallo su cui montava il padrone, per
guadagnare mezzo denaro al giorno. Versandone un quarto alla scuola di
studio, gliene sarebbe rimasto solo un quarto per mangiare e pagarsi la
pigione.
Conclusione: a scuola ci andò, ma rimanendo fuori la porta,
ad ascoltare la lezione dalla finestra. Un giorno d'invero, lo
trovavano mezzo assiderato. Aggrappato a quella finestra. Però, una
volta divenuto rabbi ebbe danaro da immolare a conto suo, nel tempio, un
bue ( JTal, Yoma 35b). Per chi vuole saperne di più, va detto che
quella somma non veniva versata al rabbi, ma al custode della casa di
studio.
Gesù ( Yeshu bar Yoseph) avrebbe potuto benissimo
frequentare quella scuola, perché suo padre putativo con il mestiere di
carpentiere. impegnato sembra, anche in costruzione di case, si era
acquistato notorietà sia in Nazareth che dintorni. La ragione per cui
non vi andò va cercata altrove: nella natura del mandato ricevuto dal
Padre, di non allinearsi in nessun modo con la dottrina degli scribi e
dei farisei ( e i rabbini appartenevano all'una e all'altra categoria)
ma di lanciare al mondo un messaggio del tutto nuovo, derivato da
un'autorità che non poteva essere terrena.
Queste furono le
constatazioni immediate dei suoi primi ascoltatori. Non sentiva¬no da
lui lezioni sulla linea dei rabbi che insegnavano nella sinagoga e non
si limitava a citare questo o quell' autore, ma ne dava una
interpretazione del tutto personale, quasi sempre in antitesi con il
dettato rabbinico. Talvolta sembrava perfino voler dare una dimensione
nuova alla stessa Torah.
In effetti, un giorno lo avrebbero
inteso dichiarare: "La mia dottrina non è mia, ma del Padre che mi ha
mandato (Gv 7, 16). Se non era nemmeno sua, figuriamoci se poteva essere
quella dei maestri in Israele, che avrebbe definito " ciechi e guide di
ciechi". La vera ragione della sua assenza intenzionale dalla
scuola religiosa era, dunque, questa. Quanto stava proponendo al mondo
era una proposta diretta del Padre, tramite la sua mediazione.
Al
termine, cioè all'Ultima Cena, avrebbe ribadito: " La parola che
ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato"(Gv 14,24).