
La soddisfazione
sacramentale

E dicono: se la preghiera è un atto di amore a Dio, come si fa a considerarla una penitenza? Si può, e si capisce, chiedere ad una sposa che ha litigato con il marito, di dargli appena a casa, o quanto prima, un bel bacetto di riconciliazione, ma suggerirglielo durante un periodo in cui la loro intesa coniugale naviga bene, è perfettamente superfluo, anzi quasi ridicolo.
Losservazione è talmente ovvia, che non esige spiegazioni ulteriori. Per questo, vi potrà capitare di imbattervi in qualche confessore, specialmente di questi più giovani, che non vi dà più alcuna preghiera per penitenza. Semmai vi potrà chiedere di fare qualche atto costoso, di rinuncia, di sforzo, come evitare la TV per una sera, oppure fare qualche visita ad una persona malata, saltare una cena, per sovvenire i poveri della parrocchia, e cose simili. In questo caso, cercate di non stupirvene: vi ho messo davanti le motivazioni di fondo, che anche io condivido pienamente.
Senonchè cè sempre da tenere presente un principio, ed è questo: Quando si tratta di correggere un modo di pregare, o di partecipare alla liturgia eucaristica o semplicemente sacramentale, non è mai consigliabile iniziare con colpi di testa.
E assolutamente necessario far precedere ogni mutamento del genere da una buona catechesi che specifichi le motivazioni che inducono quel cambiamento, per non dare le vertigini a persone devote, ma non molto istruite.
Inoltre trattandosi di liturgia sacramentale, i nostri sacerdoti sanno benissimo che, su questo, noi non possiamo introdurre mutamenti che non siano previsti dal rito. Per evitare estrosità fuori posto, da una parte, e sorprese indigeste, dallaltra.
Nel caso in parola del sacramento della penitenza, la soddisfazione migliore, e se vogliamo usare ancora il termine, la penitenza sacramentale più adatta, sarebbe quella di accettare i pesi e le sofferenze della giornata, così come ce le manda la bontà del Signore.
E penitenza che sceglie Lui, per noi, quindi è assai più conveniente ed efficace.