
Sulla confessione
generale

Uno e' tornato a rovistare nella propria vita intima, a distanza di decenni, sempre più ossessionato da peccati che ribollivano dai disotto, da dove prima neppure se lo aspettava. E, allora, giù, di nuovo, a rimescolare sottoboschi intrigatissimi, sottofondi melmosi, da dove Dio lo aveva tirato fuori da anni ...
E così angosce di non averlo detto prima, di non averlo saputo spiegare per tempo, tormento indicibile, specialmente in anime scrupolose, o in giovani e ragazze dalla coscienza ancora delicata...
A questo modo, uno si sottoponeva allo sforzo immane di ricordare puntigliosamente colpe intime e sfuggenti, di cui dubitava se le avesse già accusate, o se accusate bene poi, come era da attenderselo, per non essere riuscito neppure adesso a specificare proprio tutto, ripiombava in un abisso di angosce ancora più nere...
Come non si e' capito subito che, già di per sè, uno sguardo non sereno all'indietro, e' già decisamente negativo? Che questo sguardo all'indietro è già falsato in partenza, perché parte da angolazioni diverse? Che la consapevolezza, al momento della osservazione, cioè di questa confessione generale, è essenzialmente diversa dal momento in cui si commise questa o quella colpa? ...