
Dinanzi alle croci
Lassù, su quel colle - il Calvario -
tre uomini, sopraffatti dal dolore,
soccombono alla atrocità della morte.
Uguale il supplizio, i tormenti, il terrore.
Uguali le esecrazioni,gli insulti, le sfide.
Molta gente li vide e li giudicò
come tre malfattori, tre delinquenti, tre ladri.
Eppure...
Uno era un santo, il solo Santo;
l'altro un pentito; il terzo un disperato.
Ma la condizione sembrava identica,
come identica la croce e il colore del sangue!
Fu il centurione - un pagano straniero
che riuscì a cogliere la differenza:
vendendo Gesùù morire in quel modo esclamò:
"Quest'uomo era veramente il Figlio di Dio"!
E altri, lì attorno, maledicevano.
La fede del centurione non poggiava su segni
dell'evidenza: lì c'era solo il volto tumefatto
di un condannato e il pianto silenzioso
della madre e la fedeltà di persone amiche.
Anche oggi è così:
si vede gente che soffre, che muore;
ci sono crocifissi che gridano alto
o si consegnano muti alla morte.
Sembrano tutti uguali:
chi può scrutare il loro cuore?
chi sa distinguere il doloree e l'amore?
Piangere la morte o cantare la vita
non trova ragione solo in ciò che appare.
L'apparenza mette assieme
bianco e nero, paura e speranza,
cimitero e giardino, morte e vita.
Saper discernere è dono e grazia;
è libertà e fiducia. Soprattutto è silenzio
capace di attesa, è certezza che tra i crocifissi
si nasconde il volto di Dio.
Per questo chi crede e chi ama
è in grado di esclamare:
?Tu sei veramente Figlio di Dio"!
Lorenzo Chiarinelli Vescovo di Viterbo
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