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La forza dell'accettazione 

Gli uomini santi, pur se torchiati dalle prove, sanno sopportare chi li percuote e, nello stesso tempo, tener fronte a chi li vuole trascinare nell’errore.
Contro quelli alzano lo scudo della pazienza, contro questi impugnano le armi della verità. Abbinano così i due metodi di lotta ricorrendo all’arte veramente insuperabile della fortezza.
All’interno raddrizzano le distorsioni della sana dottrina con l’insegnamento illuminato, all’esterno sanno sostenere virilmente ogni persecuzione.

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Papa Gregorio I° o San Gregorio Magno
(540 - 604)

Correggono gli uni ammaestrandoli, sconfiggono gli altri sopportandoli. Con la pazienza si sentono più forti contro i nemici, con la carità sono più idonei a curare le anime ferite dal male.
A quelli oppongono resistenza perché non facciano deviare anche gli altri.
Seguono questi con timore e preoccupazione perché non abbandonino del tutto la via della rettitudine.
Consideriamo quanta fatica sia sopportare al medesimo tempo le avversità all’esterno e difendersi allo interno contro le proprie debolezze.

L’apostolo Paolo all’esterno sopporta battaglie, perché è lacerato dalle battiture, è legato da catene; all’interno tollera la paura, perché teme che la sua sofferenza rechi danno non a sé, ma ai discepoli.


Perciò  Paolo scrive loro:
“nessuno si lasci turbare in queste tribolazioni. Voi stessi  infatti sapete che a questo siamo destinati” (1^ Ts.3,3).
Nella propria sofferenza temeva la caduta degli altri, e cioè che i discepoli, venendo a conoscenza che egli veniva percosso per la fede, ricusassero di professarsi fedeli.
O sentimento di immensa carità!


Sprezza ciò che egli stesso soffre, e si preoccupa che nei discepoli non si formino concezioni sbagliate.


Sdegna in sé le ferite del corpo, e cura negli altri le ferite del cuore.
I grandi infatti hanno questo di particolare che, trovandosi nel dolore della propria tribolazione, non cessano di occuparsi dell’utilità altrui; e, mentre soffrono in se stessi sopportando le proprie tribolazioni, provvedono agli altri, consigliando quanto loro abbisogna.
Sono come dei medici eroici, colpiti da malattia: sopportano le ferite del proprio male e provvedono gli altri di cure e di medicine per la guarigione.

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