nella parabola del figliol prodigo
E il fratello maggiore?
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- Scritto da Don Lucio Luzzi
- Categoria: Il figliol prodigo
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nella parabola del figliol prodigo
Questi torna e gli spiega tutto. Per cui il mandante punta i piedi e rifiuta di entrare.
Allora è il Padre che, informato del fatto, esce e prega il figlio di volere entrare.
Questi protesta duramente ed espone le sue ragioni in contrario.
Il Padre, per niente offeso, si degna di dargli le spiegazioni più convincenti.
Il racconto termina qui. Senza aggiungere se quell' arrogante si sia arreso e sia entrato...
Il dramma, questa volta, si svolge direttamente tra Padre e figlio maggiore, rivelandosi, questi, assai peggiore dell'altro appena tornato a casa.
Per ora inquadriamo lui solo, riservando il resto al prossimo articolo.
Riprendiamo, quindi, il filo del racconto.
Il giovanotto stava tornando dai campi (ma c'è da chiedersi se sia stato là a lavorare, o piuttosto a bighellonare, controllando che lavorassero i servi, cioè gli schiavi...). Egli giunge ad offendere il Padre rinfacciandogli, indignato: "Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito a un tuo comando!".
Ti servo (dunque si è comportato da servo, non da figlio). `Non ho mai trasgredito un tuo comando' (e voi ci credete davvero, se era così snaturato?). E conclude con un insulto: E tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici....
Notate. Sottolineate quel tu, quel capretto, quel mai: sono passaggi possibili solo ad una mente dominata da truculenza ed egoismo. Per far festa coni miei amici (i quali, se veramente ne aveva, dovevano essere tutti del suo taglio... ).
Non gli basta.
Ora si scaglia contro il fratello, che non deve aver mai amato e che adesso detesta visceralmente. Lo chiama tuo figlio, non suo fratello; parla di prostitute e non è vero (il racconto riferiva solo di vita dissoluta); dichiara divorati da quel tanghero gli averi del Padre, mentre questi è ancora, ad evidenza, un possidente di rango.
Lasciamolo alla sua arroganza, questo bellimbusto.
Gli esegeti sanno che vi è scolpito l'atteggiamento tipico del fariseo del tempo di Gesù; ma a noi interessa nella misura che rivela la nostra viltà, nei confronti del nostro incomparabile Padre celeste, con il quale ci comportiamo, più o meno, allo stesso modo.
Sentiremo con quale delicatezza incredibile, rivolgendosi a quel figlio, risponde anche a noi, quando ci comportiamo in un modo che noi stessi, appena tornati alla ragione, stentiamo a perdonarci...