La struttura della parabola
È interessante, a questo punto, farsi un'idea del modo con cui venivano articolati questi pezzi del genere letterario, di cui il Salvatore si servì - come si è visto negli articoli precedenti - per materializzare il suo pensiero e così trasmetterlo più facilmente agli ascoltatori. Per prima cosa va detto che la parabola risulta generalmente composta di tre parti: Introduzione - Corpo di composizione - Conclusione.
Veniva ricavata, di solito, da esigenze particolari delle folle o dei gruppi che ascoltavano Gesù, o da situazioni pratiche di ambiente, di tempo e altro che variavano di volta in volta.
Si sa che la prima parabola registrata nel Vangelo, quella del seminatore, fu presentata sicuro, in tempo di semina, benché il quel momento si trovasse, al dire di Matteo 13, 4, su di una barca, di fronte alla folla che lo ascoltava dalla riva.
Come pure, poteva prendere il via con una semplice interrogazione: «Chi di voi possiede cento pecore...?» (Lc 15,4): ed era quella del buon Pastore. «Chi di voi ha un amico e va da lui... » (Lc 11,5-8): il caso della richiesta importuna.
L'occasione poteva essere data anche dagli avversari, come nel caso di quella del buon Samaritano (Le 10, 30-37).
2. II corpo di composizione
Rappresentava, come ovvio, la sezione centrale del racconto. Conteneva, di conseguenza, tutta la sostanza del messaggio che Gesù voleva trasmettere.
Egli sapeva anche interrompere il racconto, per lasciare all'ascoltatore la facoltà di concluderlo a modo suo - sempre allo scopo di sollecitarlo a condividerne la conclusione.
Vedi il ricco che aveva ammassato non si sa quanta ricchezza e poi non si dice se ci sia realmente riuscito. Vedi il fratello maggiore del figliol prodigo, che non si sa se si sia convinto ad entrare al convito per il fratello ritornato a casa, o si sia ostinato, a restarne fuori (come tutto fa sospettare...).
In una parola, il corpo di composizione rappresenta l'asse della narrazione e, di conseguenza, contiene tutti gli elementi necessari per sboccare nella conclusione voluta dal parabolista: chiunque avrebbe potuto dire: "E' proprio così" (A. Jizlicher).
3. La conclusione
Non è mai di semplice moralismo, come nelle favole esopiane (haec fabula docet...), ma di una elevatezza adeguata alla natura del messaggio che Gesù vuole trasmettere.
Talvolta è anche possibile trarne qualcuna del tutto al di fuori dello scopo cui tende la parabola: vedi quella delle vergini prudenti che potrebbe definirsi anche delle vergini crudeli; quella dell'amministratore infedele che potrebbe apparire un elogio della disonestà...