Un monastero
Il più isolato dell'Egitto cristiano
nel deserto del Mar Rosso
docente archeologia-università Roma )
Raccontò il suo pellegrinaggio e dette una descrizione dettagliata di ciò che aveva visto la Chiesa è infossata dodici o tredici piedi sotto la terra e si discendono circa ventitré scalini . Nacque dunque il bisogno, nella scrivente, di raggiungere questo Monastero poiché, continuando la lettura del Diario esso sembrava racchiudere grandi tesori sacri che riflettevano significati inconsci di elevata fede di unepoca ormai pressoché dimenticata.
Raggiunsi il Monastero dopo sei ore estenuanti sotto un sole sferzante: si trovava dallaltra parte del Nilo presso il Mar Rosso, in una valle fra montagne imponenti e deserti assolati.
Ciò che maggiormente colpiva era la distesa sabbiosa che lo circondava e le alte mura che si ergevano a protezione delle strutture dove per secoli avevano vissuto monaci e sostato pellegrini. (*)
Gli antichi scritti, molto lacunosi, raccontano che San Paolo Paolo di Tebe, morto verso il 340 considerato uno dei primi eremiti, per sfuggire alle persecuzioni, si ritirasse in questo luogo, allinterno di una caverna sulla quale, successivamente, fu eretta la chiesa; questo punto sembra essere il più antico del Monastero ed è situato ad un livello inferiore rispetto alle probabili successive costruzioni.
Il complesso è molto vasto e articolato per le sovrapposizioni architettoniche e i cicli pittorici che si sono succeduti nei secoli.
Non potendo offrire una descrizione dettagliata descriverò le parti che possono essere più significative.
Attraverso la moderna cinta muraria che circonda il complesso, quasi a volerlo proteggere dal mondo esterno, si entra allinterno dove si scorge , nella zona settentrionale, il muro della Chiesa risalente al VI sec., alto ca. 10 mt. e largo ca. 2 mt.; essa fu restaurata da Al-Gawari alla fine del XVIII sec., come indica una iscrizione in lingua araba sullarco della porta dingresso. (*)
Un secondo paniere di legno e corde intrecciate legato ad una fune, una volta riempito di cibo e acqua era calato allesterno come offerta di ristoro per i pellegrini e i beduini che si trovavano a passare in quei luoghi.
Tutti gli alimenti erano preparati allinterno del Monastero ed ancora oggi , in piccoli vani - minuscoli Musei messi in bella mostra, si vedono gli attrezzi che servivano ai monaci per assolvere questi compiti: una tavola con utensili e contenitori per cibi. (*): piccoli ma grandi esempi di una vita segnata dalle ore di preghiera e di lavoro.
Ma la cosa indispensabile alla sopravvivenza era lacqua e qui, tra queste caverne, per mantenere lacqua fresca, si faceva ricorso ad una sorgente, scavata nella roccia di una grotta da cui dipartiva un piccolo canaletto che convogliava le acque in una vasca pozzetto (*) chiamato lOcchio dellacqua; lambiente era delimitato da un muro con aperture ad arco attraverso le quali, si permetteva lingresso a coloro i quali avevano la necessità di dissetarsi.
Per giungere a questo Tesoro, così era ed è tuttora considerato un pozzo dacqua, si doveva attraversare un ponte levatoio (*) che veniva sollevato da una ruota anche per impedire lingresso agli invasori.
Queste sono alcune delle strutture che raccontano, anche se in maniera molto frammentaria, un sistema di vita che è nato e si è fortemente espanso in alcuni territori isolati in conseguenza dellesempio dato dalla vita degli Anacoreti ed al loro insegnamento appreso negli anni 420 430 e lesempio della loro vita, vissuta in località impervie come i deserti del Sinai e della Palestina.
La povertà che si presenta come esigenza monastica ha un significato profondo, poiché è assimilata ad una ascesi che si realizza nella scelta del deserto, infatti già dal VI sec. la Chiesa afferma unimmagine diversa della sua presenza nel mondo.
E questo che si prova ancora oggi - calpestando le sabbie del deserto e il silenzio diventa un ideale austero, carico di significato, che si presenta come povertà e rigore, sacrificio e ascesi.
Questo profondo sentimento di solitudine e di introspezione si legge nel primo eremo in cui visse San Paolo, la grotta naturale che egli per i suoi bisogni personali ampliò con scavi nelle rocce che la circondavano da una parte e dallaltra (*).
La Chiesa dedicata alla memoria del Santo dovrebbe essere la parte dellHeikal più antica e presenta la forma primitiva di una cupola con la voluta bassa e piuttosto piatta, scavata nella roccia con una esecuzione imperfetta oppure potrebbe essere lOratorio di quando la caverna era ancora un eremitaggio.
Proseguendo lungo litinerario, si è accompagnati da un arcobaleno di splendidi affreschi, rovinati dal tempo, ma che conservavano una forza ed una bellezza dalla quale traspariva la profonda spiritualità che confermava il pensiero e la filosofia di queste anime ascetiche.
E per concludere questo breve scritto, voglio ricordare le immagini di alcune splendide icone risalenti al XVII secolo (*).