
"Chi è il mio prossimo?"
(Lc 10, 29)

Ora la frase alla quale ci riferiamo è uscita dalle labbra di un Dottore della Legge, il quale aveva tutt'altro che l'intenzione di accettare una lezione su materia religiosa da un sedicente rabbi di Nazareth.
Quella domanda non faceva assolutamente parte di materie seriamente dibattute fra loro, maestri in Israele: era solo una insidia, questa volta architettata con tanta sottigliezza, che lo stesso evangelista Marco, il primo a registrarla sul Vangelo, ha stentato a riportarla nelle sue precise articolazioni, come, invece, è riuscito a tramandarci Luca.
Gesù, dunque, non solo non rispose a quella domanda, ma la rimpallò al mittente, che così fu costretto a recitare lo Shema, preghiera ebraica, dove è presente il primo omandamento: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore...» (Dt 6, 4-5) ed ad aggiungervi il passo di Levitico dove si ordina di non conservare rancore «contro i figli del tuo popolo»", per concludere: Amerai il prossimo tuo comete stesso (Lv 19,18).
Come si vede: tutt'un discorso limitato al loro popolo, alla loro razza...
Lo scriba, comunque, rimasto disarmato e umiliato da quella manovra, osò insistere sulla linea dell'insidia: «E chi è il mio prossimo?»
A quel punto Gesù costrinse il suo interlocutore a seguirlo non in chiave dialettica, ma su quella di atti concreti. E ne venne fuori una delle sue più splendide e significative parabole: quella del buon Samaritano.
Con quel racconto egli annulla ogni discriminazione di razza, e di ogni altro tipo, affermando che ogni uomo è fratello dell'altro, perché ugualmente amato dal Padre, redento dal Figlio, santificato dallo Spirito.In conclusione, quanto prima smetteremo di parlare di prossimo, per insistere sull' amore fraterno, universale, più saremo vicini al pensiero e alle intenzioni di Gesù.
AS VIAS DO ESPIRITO
06 Janeiro 2014 EPIFANIA

EPIFANIA
06 Janeiro 2014
" ...... e Lhe ofereceram presentes. "
Uma reflexão