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Si cerchi di occupare bene
il tempo preparatorio alla
Penitenza pensando
attentamente a cosa
si va a ricevere

Cominciamo da questa, che dovremmo definire la prima fonte di angustie, per chi si accosta alla Penitenza. Ovviamente, uno che non si confessa mai, non si sa quanto dovrà faticare, per farsi un'idea molto approssimativa di quello che è successo nella sua condotta morale.  Ma di questi non m'interesso. Al contrario, un'anima pia, che riceve di frequente l'assoluzione sacramentale, di certo si esamina tutte le sere, e prende coscienza delle sue mancanze a livello quotidiano. Questa, diciamo, a che pro si rompe il capo per l'esame preparatorio della confessione? 

Essa, da quell'esame quotidiano è certamente giunta ad un esame continuo, quello cioé, con cui uno ha presenti di continuo le proprie mancanze - come si ha dal Salmo 50,il miserere. Perché rimettere tutto sottosopra?

Le basta un semplice sguardo dentro di sé, per cogliere quanto c'è di poco luminoso.

Se insiste in quello sguardo, rischia l'intimismo e anche lo scrupolo... e rende la confessione un rompicapo.


Rompicapo, sì, perché si risolve in un inutile andare a frugare nei meandri della memoria, per ricavarne un altrettanto inutile Catalogo accurato,meticoloso di miseriuole, e sottomiseriuole,con cui funestare le pie orecchie del povero confessore...

L'accuratezza occorre nel caso di colpe gravi; ma anche in quella bisogna andar cauti: se si spinge un penitente Pasqualino in questa direzione, se ne ottiene che non verrà più neppure a Pasqua!...

Meglio occupare il tempo preparatorio alla Penitenza, pensando attentamente a cosa si va a ricevere, cioè i sussidi sacramentali necessari  a non ricaderci più.