... e non ci riesci!
Che rapporto abbiamo con Dio? Quanto lo amiamo? Il nostro è un amore umano soggetto a oscillazioni... Il segreto è uno e semplice: basarsi sempre e comunque sui principi solidi della fede. Vediamo insieme alcuni punti! 1) Non possiamo pretendere di amare Dio come gli angeli: non siamo puri spiriti. Ci basti di amarlo come creature umane. Così lo ha amato lo stesso Gesù, Verbo Incarnato. Nel Suo amore verso il Padre era presente anche la sua sensibilità umana.
2) Finché Dio stesso si è limitato ad intervenire nella storia umana, restando se stesso, cioè purissimo Spirito, e servendosi della mediazione di veggenti e profeti, non è stato mai fatto oggetto di vero amore, da parte degli uomini, ma di timore e soggezione. Ha dovuto incarnarsi nella Persona del suo Figlio diletto. Così Lo abbiamo visto, ascoltato, toccato e fatto centro del nostro amore.
3) Si tratta di un amore umano, dal suo punto di partenza, insomma da noi, e divino quanto, al suo oggetto.
Questa bipolarità (come definirla?) è alla base delle ambiguità che si porta dietro la nostra esperienza su di un' area così importante. Vorremmo sentire questa fiamma, come si sente quella per una persona cara; e invece quanto più si raffina, meno si avverte.
4) Quando osserviamo immagini di santi, e anche della Vergine, con le mani al petto, come a comprimere un impeto incontenibile verso l'Alto, dobbiamo comprendere che si tratta di una pura raffigurazione artistica, voluta dalla nostra devozione. Sì, è vero: i più innamorati di Dio hanno sperimentato personalmente momenti di dolce rapimento in Lui; ma solo saltuariamente. Tuttavia questi stessi momenti li hanno intesi rarefarsi, man mano che progredivano verso la perfezione.
5) Essi sapevano:
- che l' amore è della stessa natura del suo oggetto: quindi se Dio è l' Ente supremo, essenzialmente spirituale, l'amore verso di Lui non è possibile accertarlo attraverso l'azione dei sensi;
- che quando questo amore non si sente più come ai primi tempi della chiamata, non si può dedurne che si sia spento, o affievolito;
- che un'esperienza così nobile è spesso condizionata a fattori del tutto estranei alla vita spirituale: situazioni personali, condizioni di salute e problemi particolarmente complessi che determinano incertezze, ansia, depressione morale.
6) Lasciarsi alla mercé di queste oscillazioni, trascurando, cioè, di basarsi su principi solidi di fede, significherebbe sprofondare nei gorghi di una spiritualità... barometrica. Oggi sarebbe più funesto che mai, per la fragilità psicologica che caratterizza la nostra generazione.
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