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Settimana di
Passione in Austria
 
a cura del Prof. A. Varisco
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Una prassi antica e vivida dell’amore
 per il Messia nella pietà popolare
 
Nell’ambito della Settimana Santa il Giovedì ed il Venerdì Santo ricoprono, da sempre, un particolare significativo e profondo nella tradizione cristiana. In essi riviviamo la sofferta e struggente Ultima Cena, la Condanna, la Passione durante il processo con la Flagellazione e l’Ascesi al Monte Calvario, verso il luogo detto Golgotha, ovvero “il cranio”
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La liturgia si costituisce di molteplici accorgimenti, ma ciò che può colpire l’uomo metropolitano -magari più insipido e “spento”, appiattito come diceva Marcuse ad una monodimensionalità- è certamente la Pietà Popolare che in taluni luoghi può raggiungere l’apice della tragicità -quasi drammaticamente riproposta-, non solo con processioni e cortei a ripercorrere le tappe di quelle ore di Nostro Signore Gesù Cristo, ma addirittura farsi spazio nell’ambito di ciò che –per sua vocazione e utilità- è il tempio della cristianità e cioè le chiese. In queste –piccole o grandi che siano- può capitare di rivedere antichi gesti ed atti, simboli -questi- della devozione popolare di una cultura, di un popolo, differenziatisi in una particolare area geografica.

A tal riguardo non si può escludere una vera e propria "prassi" analoga in svariate regioni, magari neppure vicine.  seppure con alcune differenze che tipizzano ed accrescono -nella loro ricchezza- lo sguardo verso la Fede nella traduzione pratica.

Anche a livello -non solo liturgico, ma anche- teologico il Venerdì Santo si assurge a grande giornata della tradizione cristiana, quasi il topos che prelude la Pasqua -ovvero la Risurrezione il raggiungimento parusico nell’Ottavo giorno, ossia la pace!

Il venerdì diviene il grande giorno di lutto che commemora la "morte" di Gesù Cristo, certamente vissuto da tutta la comunità religiosa cristiana.

Eppure pare una stonatura che molti altari possano ricoprirsi come a festa… Non è uno scherzo, è proprio ciò che accade: in Sicilia come nel Tirolo in cui vengono addobbati -come per un anniversario- gli altari dedicati al Santo Sepolcro.

È così che ciascun anno i preparativi coinvolgono gente semplice, laici e chierici, tutti impegnati nel rendere omaggio a quel Sepolcro che custodì il Corpo di Cristo. A pensarci bene il cristiano si fregia –ma non solo sul titolo o appeso ad un muro, piuttosto che al collo o attaccato allo specchietto interno della propria vettura- di un simbolo che è dolore, ma che è anche gioia in quanto superamento nella luce della risurrezione. Quindi, data quest’inclinazione alla gioia e allo stupore –talune volte persa-, la liturgia abbisogna anche di gesti, odori, suoni, luci che possano ricondurre alla morte –che in sé è agonia e discesa agli inferi- preludio della Domenica –ovvero Dies Domini-, della Pasqua che è l’esplosione -invece- della felicità e della luminosità.

Nel Tirolo austriaco gli altari -si può realmente dire- si vestono in festa durante il Venerdì Santo della Settimana Santa. Quest’opera di ingegno, talune volte una vera e propria merlettatura di fiori profumati che aumentano oltremodo la suggestione, si svolge in maniera centrale ad i lavori preparativi della Pasqua in molti piccoli centri. Meticoloso e grande il lavoro che gravita intorno agli altari che consentono di ricostruire in maniera plastica -delle volte estremamente fantasiosa, ma comunque bella ed espressiva- il Santo Sepolcro. Il prototipo è il sepolcro di Gesù Cristo in Gerusalemme.

Sul modello del sepolcro gerosolimitano, anche questa ulteriore prassi –diremmo “minore” poiché coinvolgente arti decorative più popolari e non l’architettura- è certamente una lode a Dio, al Luogo Santo, a quella che gli studiosi di sindonologia hanno chiamato la “mensa sepolcrale”. Da sempre nella storia della cristianità si è assistito ad un incremento di interesse verso il Santo Sepolcro, talune volte –si pensi ad Acquapendente ed in altre luoghi che recano traccia di questo culto- riproducente in maniera pedissequa e quasi maniacale le proporzioni, se non –addirittura- le dimensioni dell’originale inglobato nella Basilica dell’Anastasis in Gerusalemme.

Tutti questi gesti -siano essi fiori intrecciati in corone o architetture riproducenti a livello mensurale o in proporzione l’edicola della Sepoltura nella Chiesa della Risurrezione gerosolimitana- esprimono non solo degli ornamenti votivi, bensì in essi è possibile scorgere la grande devozione del popolo e la grande venerazione per il Redentore, essi sono vere e proprie Lodi all’Altissimo che ha inviato il Suo Figlio che si è offerto olocausto per vincere la morte.

Quest’usanza collezionò un ampio consenso nei tempi trascorsi ove davanti alle chiese ed alle cappelle si dava spesso seguito ad una veglia. Tale prassi con l'alternanza di guardia organizzata è ciò che accade in Austria ancora oggi presso alcune località tirolesi in cui si celebrano veglie per presidiare il Sepolcro.
 
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Quest’usanza ebbe il suo apice nell’età barocca, seppure sul finire del Settecento e gli inizi dell’Ottocento si giunse a bollarla come “forma di venerazione infantile” per poi -in seguito- addirittura proibirla. Fu così che andarono smarrite molte preziose opere artistiche di quell’epoca così fervida di pietà popolare, significativi esempi di devozione. La tradizione riprese nuovamente piede solamente dopo la seconda metà del XX secolo quando furono ricostruiti ed agghindati con passione nuovi altari.

Non vi sono limiti alla creatività, neppure nel riprodurre il Santo Sepolcro: tromp-l’oeil, angeli in pose commoventi e ricchi addobbi floreali concorrono a circondare la salma dell’Unigenito morto e deposto, lì giacente silenzioso, inanime. L’atmosfera è resa mistica e trascendente da sfere di vetro colorate -di svariate misure-, piene di acqua e vivacizzate dalla ardente luce delle candele.

Oggigiorno questi Santi Sepolcri vengono allestiti il Giovedì o il Venerdì santo e stanno –ornamenti accorati dimostranti l’amore e l’entusiasmo della gente- fino al lunedì di Pasquetta.

I più prestigiosi Santi Sepolcri del Tirolo sono nella chiesa: di St. Andrä a Lienz, di Patsch, di S. Valentin presso Nauders e di Laurentius a Wattens.

A Lienz si trova un Santo Sepolcro dipinto nel 1752 nella chiesa parrocchiale di St. Andrä opera di Anton Zoller ed è organizzato con diverse scene che raccontano la passione di Gesù Cristo. Il Venerdì Santo sino all’ora nona –ossia le 15- resta esposto Il corpo del Messia, mentre a partire dalle 2 del giorno seguente è la volta delle tre donne rappresentate presso il Santo Sepolcro sino alla domenica di Pasqua. Il giorno di Pasquetta –il lunedì dell’Angelo- viene scoperto il Risorto, qui presentato nei panni del giardiniere e la domenica successiva –detta in Albis- si termina con la scena dei discepoli di Emmaus insieme a Gesù.

Il Santo Sepolcro della chiesa parrocchiale di Patsch è risalente all’anno 1782 ed attua un effetto decisamente maestoso con le sue quinte sequenziali. L’opera è stata realizzata da Johann Nepomuk Pfaundler ed viene annualmente esposta al pubblico dal martedì successivo alla domenica delle Palme fino al primo giovedì dopo Pasqua. Fanno da guardia al Santo Sepolcro la compagnia dei tiratori del paese –ovvero la “Schützenkompanie”- che dal Venerdì santo alle 15.30 alle 19 e il sabato successivo dalle 9 alle 17 presidiano la chiesa. Durante il periodo pasquale vengono organizzate delle visite guidate.

A Nauders, all’interno della chiesa parrocchiale di St. Valentin, c’è un Santo Sepolcro del 1800 visibile dalla domenica delle Palme fino al sabato successivo alla domenica di Pasqua. L’opera è di un artista sconosciuto ma presenta una differenziazione stilistica ed un’aggiunta che lo distinguono dagli altri e ce lo fanno apprezzare per un singolare dettaglio della raffigurazione di Giona nel ventre della balena, che è il simbolo veterotestamentario della resurrezione, l’anticipazione messianica. Il santo Sepolcro è custodito dalla confraternita -detta appunto- del “Santo Sepolcro” che veglia in abito scuro da dopo l’ora nona del Venerdì e cioè dalle 16 alle 21 e nel giorno del Sabato Santo dalle 16 alle 21.00. Inoltre sempre nel giorno del Venerdì Santo si muove una processione -con partenza dalla parrocchia- verso il castello “Naudersberg” e i membri della confraternita conducono il corpo di Cristo e la Madonna del Santo Sepolcro per le vie del paese.

Infine in Wattens presso la chiesa di Laurentius è possibile vedere un altro Santo Sepolcro realizzato nel 1814 da Josef Arnold Dä, ricco di effetti scenografici, resta visitabile al pubblico presso il tempio dal giovedì delle Palme fino alla domenica successiva alla Pasqua.
 
Prof. ALESSIO VARISCO
Storico dell'arte - Magister Artium
Art Director associazione culturale Técne Art Studio
 

AS VIAS DO ESPIRITO

Imitação.....1.13 DA RESISTÊNCIA ÀS TENTAÇÕES



Imitação.....1.13
 
DA RESISTÊNCIA ÀS TENTAÇÕES ( da resistência às tentações)

 
 
Enquanto vivemos neste mundo não podemos estar sem tentações e trabalhos.
Daí, estar escrito no livro de Jó:" È um combate a vida do homem sobre a terra"
Cada qual, pois seja solicito em acauterlar-se contra as tentaçõe pela vigilância e pela oração, para que não o surprenda o demónio que nunca dorme e busca, de todos os lados, a quem possa devorar.
Ninguém há tão perfeito e santo que não tenha, às vezes,tentações: não podemos viver totalmente isentos delas.



Ainda que rudes e penosas, são, contudo, utilissimas quase sempre, porque nelas é que o homem se prova, purifica e instrui.
Todos os santos passaram por muitos trabalhos e tentações e grande proveito colheram: os que, porém, não  puderam suportar, foram reprovados e pereceram
Não há comunidade tão santa e lugar tão retirado, onde não haja tentações e adversidades.
Nenhum homem, enquanto viver, está livre das tentações, porque em nós mesmos está a fonte donde promana: a concupiscência com que nascemos.

THE WAYS OF THE SPIRIT

Imitaçaõ,.....3,42 COMO NÃO SE DEVE FUNDAR A PAZ NOS HOMENS


Imitaçaõ,.....3,42

 
COMO NÃO SE DEVE FUNDAR A PAZ NOS HOMENS

 
 
Filho, se fazes consistir a paz e alguma pessoa, por ser de teu parecer e conviver contigo, achar-te-ás perpléxo e embaraçado.
Se, porém, recorres à verdade sempre viva e permanente, não te contristarás a ausência ou a morte de um amigo.
Em mim se deve fundar o amor: por mim se deve amar todo aquele que, nesta vida, te parecer bom e amável.
Sem mim não vale e nem durará a amizade: nem é verdadeiro e puro o afeto de que eu não sou o vínculo.


LOS CAMINOS DEL ESPIRITU

3º Domingo de Pascua - Evangelio: Juan 21,1-19

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3º Domingo de Pascua -
 Evangelio: Juan 21,1-19

 ‘Es el Señor’.
Solo la presencia de Jesús da sentido a nuestra vida de discípulos, a nuestra misión de anunciadores del Evangelio.
 ‘Simón, hijo de Juan, ¿me quieres?’
Esta pregunta que hace Jesús a Simón nos la hace a cada uno de nosotros: ‘¿Me quieres?, ¿me quieres?’ El Amor quiere ser amado. El amor a Jesús es lo que da valor a nuestra vida cristiana, a nuestra oración.
‘Señor, tú conoces todo, tú sabes que te quiero’.


WEGE DES GEISTES

Maria, i ragazzi della Sicilia gridano: "Basta con le mafie"

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Lettere a Don Giosy

Maria, i ragazzi
della Sicilia gridano:
"Basta con le mafie"

Caro Don Giosy, oggi ho deciso di parlarti della mia meravigliosa isola, la più bella del mondo: la Sicilia. Questo potrebbe sembrare un parere di parte, perché a farlo, è un siciliano. Ma le prove storiche già sono forti. La mia Sicilia è collocata nel cuore del Mediterraneo e proprio per questa sua posizione strategica, è stata, fin dall'antichità, culla di civiltà e di storia. Desiderata dalle maggiori civiltà occidentali, dai Greci, dai Romani, dagli Arabi, dai Normanni e dagli Spagnoli, le tracce di questi popoli restano ancora visibili nelle opere d'arte sparse in tutta l'isola. Ma ciò che rende sicuramente la Sicilia, l'isola più bella del mondo, sono i suoi giovani.

Preghiere

Io ti adoro...

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... silenzioso Dio

O Gesù ti adoro, Ostia candida,
sotto un vel di pane, nutri l'anima.
Solo in te il mio cuore si abbandonerà,
perché tutto è vano se contemplo te.

L'occhio, il tatto, il gusto non arriva a te,
ma la tua parola resta salva in me:
Figlio sei di Dio, nostra verità;
nulla di più vero, se ci parli tu.