XXVI domenica del
Tempo Ordinario
Anno C
Lattenzione al povero
è la misura della fede
Siamo alla chiusura del mese di Settembre e la liturgia di questa XXVI Domenica del Tempo Ordinario ci invita a riflettere sulla parabola del ricco epulone e il povero Lazzaro con il grande insegnamento di Gesù per noi. ln questa parabola riportata da San Luca, lEvangelista della misericordia, la divina misericordia non è mai separata dalla divina giustizia. E lunica parabola in cui ad un personaggio viene dato un nome: Lazzaro.
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Una raffigurazione della
parabola del "ricco epulone"
Laltro personaggio è il famoso "ricco epulone" che vestiva di porpora e bisso (erano i tessuti più ricchi). La prima era usata dal Re e dai Principi per il mantello esterno; il secondo era un lino bianco egiziano finissimo, usato per la tunica. Il portone del palazzo dava sulla strada; un androne conduceva al cortile interno sul quale si aprivano le danze.
Una mendicante di nome Lazzaro giaceva
alla sua porta,
coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi di quello che
cadeva dalla mensa del ricco..."
Lazzaro
Le piaghe di Lazzaro erano sanguinolente e la
prostrazione di forze del poveretto non gli permetteva nemmeno di scacciare i
cani (animali considerati immondi), il cui strusciar sulle piaghe doveva essere
molto doloroso.
Lazzaro è la figura dellinfelice, povero, affamato!
Arriva per entrambi il momento della morte. Lazzaro viene portato, secondo il principio ebraico, nel reparto dei giusti, mentre il ricco epulone viene portato nel reparto delle tremende pene infernali, che sono immensamente peggiori della morte.
Il ricco epulone
Una riflessione particolare merita la
conclusione della parabola
allora Padre, ti prego, di mandarlo a casa di mio padre,
perché ho cinque fratelli; li ammonisca perché non vengano
anche loro in quersto luogo di tormento...
Ma Abramo rispose: ... hanno Mosè ed i Profeti; ascoltino loro.
E lui
"No
padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvederanno".
Abramo rispose...
"... se non ascoltano Mosè ed i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai
morti sarebbero persuasi....
E un grande insegnamento per noi!
Quanta sensibilità concreta dovremmo avere verso
coloro che soffrono! Se il nostro cuore viene indurito dallegoismo, nemmeno i
miracoli potrebbero ridonarci la fede perduta. Quanto è strano il
nostro comportamento!
La nostra ansia è di poter godere dei beni terreni
. Quando li raggiungiamo ci illudiamo che tutti i nostri problemi sono risolti
e ancor più strano è il nostro atteggiamento verso chi muore di fame.
Abbondiamo come al solito di pietismo, di sentimentalismo, ma in concreto
cosa facciamo?
Ed anche noi vorremmo che dallal di là qualcuno ci dicesse qualcosa...
La risposta di Gesù è, ancora una volta, perentoria:
neanche se uno risuscitasse dai morti,
sareste persuasi
E proprio vero, Signore mio, quanto
abbondo
di alibi e giustificazioni!
E soltanto mettendo in pratica la vera legge dellamore,
proclamata da Te, che un giorno potrò anche io
... essere portato dagli angeli nel seno di Abramo...
Don Lucio Luzzi