XXXII DOMENICA T.O./B
Due uomini salirono al tempio a pregare.
Farisei e pubblicani.
Questi due personaggi sono molto frequenti nelle pagine del Vangelo. I farisei, sempre facendo opposizione a Gesú, erano persone che osservavano rigorosamente tutti i precetti della legge. Non possiamo negare a loro il merito di avere preservato la purezza del giudaismo, non solo in vista del mondo pagano ma anche in vista del mondo ellenistico che si introduceva nel popolo. Erano di una osservanza che si potrebbe definire come fanatica e per questo guardavano gli altri con disprezzo e li chiamavano " gente della terra ". Con il passare del tempo divennero simbolo di ipocrisia.
I pubblicani erano quelli che ricevevano i tributi, mal visti dal popolo a partire dal principio che stavano a servizio dell'impero romano: avevano il concetto di peccatori. Nella parabola che la Chiesa ci offre questa domenica, i pubblicani ci danno un bell esempio di preghiera umile: " Mio Dio, abbi pietá di me che sono un peccatore " (Lc 18.13)
Forse non ci sará nella Bibbia un esempio di contrizione tanto bello e sincero. Per questo il pubblicano che lo disse a Gesú, ritornó a casa giustificato medntre il fariseo ritornó a casa con tutti i suoi peccati. Lui, il fariseo, non aveva fatto propriamente una preghiera , al contrario, si vangloriava davanti Dio delle sue virtú e disprezzava gli altri: "... Io non sono come il resto degli uomini, ladri, ingiusti e adulteri e neppure come questo pubblicano (id,v 11)
La preghiera del pubblicano deve essere il modello della nostra preghiera: umile, sincera, piena di fiducia, che esca dal fondo del cuore orientata al Nostro Signore Gesu Cristo, cosí: " Gesú, figlio di Dio, abbi pietá di me che sono un grande peccatore.".....