Non ci indurre in tentazione
LIBERACI DAL MALE
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Sono le due frasi conclusive del "PATER" e vogliamo vedere che significato assumano in se stesse e nel contesto. Tutti noi che le recitiamo svariate volte al giorno evitiamo di approfondire il senso tradizionale che Dio c'induca, cioé ci spinga verso la tentazione.
Com'è possibile che un Padre buono come Lui, si prenda con noi questo "gusto" così strano?
Purtroppo anche la versione latina portava questo termine ambiguo: et ne nos inducas in tentatione, che sicuramente non rispecchiava la lingua originale di Gesù, l'aramaico.
Per Gesù, il Padre, se potesse avere un difetto, avrebbe quello di essere troppo buono (pensate al Padre del figliol prodigo, accusato dai critici moderni, di essere troppo accondiscendente, quasi più madre che padre...).
Dunque Gesù non poteva in nessun modo presentarci questo Padre, intento a sospingere verso il baratro i propri figli... Difatti in lingua portoghese viene tradotta la frase: NON CI LASCIAR CADERE IN TENTAZIONE. E' il solo modo di tradurla.
La seconda frase è come una seconda proposta dello stesso soggetto, secondo il parallelismo della poesia ebraica.
Pensate alle due frasi del magnificat: lanima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore.
Sono due versi che indicano la stessa cosa. Così qui; Non ci indurre in tentazione e liberaci dalla sua causa, cioè dal demonio. Dunque va tradotto: Liberaci dal maligno...
Purtroppo ci sono arrivati prima i protestanti, e noi non siamo sempre così umili da accettare una cosa vera da chi ha sbagliato in cose ben più gravi... Ma non è buon metodo!
Intese così, le due frasi, appaiono ben chiare e ragionevoli, colme, come sono, di contenuti in linea con il messaggio di Gesù.
Don Lucio Luzzi
Invoca anche tu il Signore, cantando, "Padre nostro che sei nei cieli"