Per il nostro cammino di Fede
Pietà e misericordiaGradini per giungere all'amore!
I nostri lettori ci perdoneranno questa insistenza nel chiarire il senso di parole tanto importanti perla nostra sequela dietro a Gesù. Le realtà spirituali sono già di per sé tanto misteriose che, se vi si aggiunge l'imprecisione nell'esprimerle, si rischia di fraintenderle, aumentando a dismisura la difficoltà d'inserirle nel nostro vissuto. Ciò premesso, pietà significa un sentimento di compassione verso altri. A dire il vero, la pietas latina aveva una dimensione più religiosa. Oggi dice solo un senso di umanità verso un disgraziato, o comunque, una persona a noi estranea, che si trovi in qualche difficoltà. La misericordia allude a qualcosa di meno esteriore ed etimologicamente indica condivisione e attenzione verso un misero mortale che sta soffrendo. Tenetelo bene in mente: tutt'e due questi termini, queste due parole, pietà e misericordia indicano lodevoli reazioni umane, rivolte verso persone che non ci appartengono, o che, comunque sono estranee a noi.
Difatti tutt'e due aleggiano in ogni
pagina, in ogni riga del Vecchio Testamento, dove Yahvé è il Signore, il
Padrone e l'uomo (anche l'israelita!) un servo, un dipendente insomma, e in certo senso, un estraneo a Dio, come tale.
Con Gesù tutto ha assunto altra dimensione e si è
trasfigurato in rap oaterno fra Dio e l'uomo e, di conseguenza, rapporto
filiale da parte dell'uomo verso Dio.
Il progetto divino è partito
dall'alto con i primi e tenui chiarori dell'alba, per giungere, grado
grado, agli splendori del pieno giorno. Nel primo caso abbiamo il
rapporto vetero testamentario fra Dio e l'uomo, nel secondo quello
evangelico di intimità commovente tra Padre e figlio.
Un discorso che
ci è capitato davanti innumerevoli volte, perché, in effetti, nella
stessa devozione cristiana, predomina tuttora la richiesta a Dio di
avere pietà, di avere misericordia di noi.
Ripetiamolo: niente di
male! Ma solo cercando di risalire al rapporto filiale con Dio, proposto
da Gesù e fatto di comunione col il Padre, di ricerca del suo
beneplacito, in tutto quello che si pensa, si fa, si soffre, si è sulla
linea specifica del Messaggio evangelico.
A questo punto è doveroso
aggiungere che una vera ed elevata spiritualità non può arrestarsi sui
primi gradini della pietà e della misericordia, ma deve far sua la
proposta del Salvatore che ci porta a condividere con Lui il suo stesso
rapporto di amore col Padre.
Solo così il cuore si apre alla
generosità con Lui, la volontà riesce ad aderire non con semplice
rassegnazione, ma con intelletto d'amore, a quanto Dio dispone sul
nostro camino, per riprodurre in noi, più fedelmente possibile,
l'immagine del Suo Figlio divino, sempre intento a compiacerlo in ogni
scelta, in ogni fatica e in ogni sofferenza della sua vita terrena.
È
stato - ricordiamolo - il tema dei Corsi Estivi del 2011 e ha offerto a
tutti gli spunti più sorprendenti per la comprensione delle conferenze,
l'attivazione del dibattito fraterno che le seguiva e la verifica della
propria testimonianza cristiana.VIDEO CORRELATO
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