GLI SCRIBI NEL VANGELO
Per chiarire almeno l'essenziale di questo argomento, cominciamo col dire che scriba si riferisce ad un individuo appartenente ad una professione sociale, come dire falegname, commerciante e simili. Nel nostro caso, scriba significa professionista di scrittura, scrivano. Invece fariseo, indica un individuo appartenente ad una corrente religiosa, come lo erano i sadducei, gli asidei, gli esseni di Qumran.
La professione di scriba era già ben conosciuta alcuni millenni prima di Cristo, dagli Egiziani come dagli Arcadi, dai Sumeri e Babilonesi. Una professione rispettabile, se consideriamo che, già a quei tempi lontani, tutto della vita sociale passava per le loro mani: contratti, lettere, messaggi, perfino dichiarazioni di guerra e di pace.
Nel mondo ebraico entrarono solo dopo la cattività babilonese. E, siccome la società giudaica era tutta incentrata sulla vita religiosa, era naturale che aggiungessero alle loro competenze di notai e segretari ecc. anche quella di compilatori di testi religiosi, insegnamenti derivati dalla Legge e dai detti memorabili dei saggi d'Israele.
Ora ci spieghiamo come, pur partendo da competenze strettamente professionali, siano riusciti ad assicurarsi un prestigio che oltrepassava i limiti delle convenzioni sociali, per entrare nell'area religiosa. Nel caso che avessero accettato quel curriculum di studi che già conosciamo, avrebbero assunto il titolo pomposo di hakamim o dottori della Legge.
A questo punto si sarebbero appropriati di un pacchetto di innumerevoli diritti socio¬religiosi, con appannaggi di vario tipo, come disporre di vesti lunghe e mantello vistoso, riservarsi i seggi d'onore nei vari sinedri locali e in quello della capitale, i primi posti nei conviti e, in sinagoga, assiderai con le spalle contro il ruotolo della Torah (gran vanto!).