È Natale:
fatemi nascere
di Giosy Cento
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fatemi nascere: dice Dio da sempre. Lui che si definisce come
Vita senza tempo ma che si manifesta nel tempo, come vita senza materia ma che
diventa toccabile nell'uomo vivente che è la sua gloria.
Fatemi nascere: è l'ora. Dopo attese interminabili di conflitti e di odi storici, di creature che muoiono di stenti, di fame e di guerre. Dopo decisioni di milioni di aborti senza motivo e senza cuore. Progettate una famiglia che non sia solo coppia, ma sia padre, madre e figli. Non pensate che io vi sto imponendo di far nascere creature. No. Ma ho scritto nel vostro Dna il desiderio di vita nuova - specchio dei vostri occhi e speranza per il sempre.
Questa vostra generazione, spesso, ha spento sul nascere il nascere raccogliendo tristezza e pianto, pensando che un bimbo è solo un peso e una limitazione di libertà personale, mentre ne è l'espressione più alta, più totale. lo, il vostro Signore, non devo vincere battaglie demografiche e nemmeno voi. A Natale vorrei comunicarvi quanto lo ho desiderato la vita di un figlio che avrebbe dato Vita e quanto sono felice di aver visto nella grotta di Betlemme le braccia di Maria offrirlo come dono e Giuseppe piangere di gioia in quella sala parto così umana e improvvisata.
È Natale: svegliate in voi la domanda: quanta vita nasce, quanta voglia di generare c'è in voi, quanti figli voluti responsabilmente (perché noto anche tanta irresponsabilità nelle relazioni d'amore e intrecci di passioni che generano figli in amori passeggeri), quanta generosità nei riguardi della vita e quanta attenzione alla qualità della vita.
È Natale: è bello essere un presepio, non solo fare il presepio. Non siamo statue di gesso o case di legno e muschio: abbiamo bisogno di nuove culle, di notti insonni, come la notte di Natale, per accudire il figlio di carne e di sorrisi, di pianti e malattie. Stringersi uomo e donna, diventati papà e mamma in quella unità totale che si sprigiona dal corpo del figlio e fa superare difficoltà interpersonali, anche tradimenti e sofferenze. È il Figlio che, diciamo così, rende Padre Dio per opera dello Spirito Santo. Così il figlio ci fa famiglia umana.
È Natale: vivendo la festa della vita, non assolutizzando l'esteriorità dei giorni natalizi. Perché non svegliare la tua o la mia potenzialità profonda d'amore totale e metterla in gioco in direzione altamente umana e positiva? Fai cose grandi a Natale e sarà Natale. Riappropriati della tua vita spirituale cancellando il male e l'odio, offrendo il perdono e accettandolo, discutendo con te stesso le abitudini che intristiscono la tua vita, creando festa che doni felicità profonda che resta nell'anima. Piangi davanti al Dio bambino, lasciando che la commozione sciolga quei nodi di dolore che legano l'anima a problemi irrisolti. Prendi in mano la vita che, troppo spesso, ti scorre addosso e se ne va via senza che tu la possa afferrare e godere. Prega, stendendo al sole caldo di Dio il tuo intimo gioioso o malato, ma senza vergogne e paure, perché sei davanti all'Amore e all'Amore incarnato.
È Natale: incontra le persone, ma che siano incontri significativi che rigenerano relazioni significative e autentiche, mettendo da parte l'io per arrivare a un noi di comunità di esistenze. Vai a incontrare un povero o l'ultimo del tuo... giro. Guardalo e fruga. . .il bimbo è lì dentro, nascosto come nel pancione e vuole venire fuori. Lo arricchirai anche solo con un panettone, o di più, lasciandogli il numero di telefono o dicendo arrivederci nel senso vero della parola perché ritornerai.
È Natale: vai in Chiesa. È la tua casa e la tua famiglia. Troverai fratelli e sorelle: belli e difficili come tutti i parenti stretti. Mettiti il vestito nuovo della grazia con la Confessione. C'è una mensa preparata a festa. C'è il pane consacrato, fatti venire appetito e mangia tornando a casa mentre le campane suonano a festa e tu dici: "Buon Natale" come il Padre e lo Spirito lo gridarono dal cielo ai pastori sulla grotta di Betlemme.