NELLE VISCERE LA MISERICORDIA
Nella Bibblia il concetto di misericordia é collegato con diversi vocaboli, ciascuno dei quali ha un significato proprio con diverse sfumature. Nel linguaggio biblico, dunque, misericordia ha un significato molto ricco che va oltre la nozione di una semplice azione compassionevole.
Per quanto riguarda la lingua ebraica il primo termine da considerare é "réhem", sostantivo maschile singolare che indica in origine il seno materno, il luogo da dove proviene la vita. Indica propriamente le viscere e in senso traslato é usato per esprimere l'attaccamento instintivo di un essere all'altro. Nella antropologia semitica questo sentimento intimo e profondo di amore e di compassione é localizzato nelle viscere, nel grembo materno, nell'utero. Essendo cosí riportiamo le parole che Dio rivolge alla cittá di Gerusalemme:" si dimentica, forse, una donna del suo bambino cosi da non commoversi per il figlio del suo seno? "( Isaia 49.15 )
Sentimenti
come la commozione, la pena, l'angoscia abitano nelle viscere
dell'essere umano. Il secondo termine con cui l'antico testamento
indica la misericordia é " hèsed ": anche se il suo
significato é quello di bontá, puó essere tradotto con pietá,
compassione e solidarietá e designa di per se stesso quello che unisce
due esseri e questo implica la fedeltá. Per tale fatto la misericordia
riceve una base solida e non é piú soltanto l'eco
di un instinto di bontá
ma di una bontá cosciente , voluta, una risposta al dovere interiore,
fedeltá a sè stesso. La misericordia di Dio si manifesta in ogni pagina
dell'antico testamento
ma in modo splendido è espressa in "Esodo 34.5.7" considerato dagli
studiosi la meglio definizione di Dio di tutto l'antico testamento:
" Allora il Signore scese nella nube, si fermó lá presso di lui e proclamó il nome del Signore dicendo: Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso , lento all'ira e ricco di amore e di fedeltá che conserva il suo amore per mille generazioni , che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato, ma non lascia senza punizione, che castiga la colpa de padri nei figli e nei figli dei figli fino alla terza e alla quarta generazione" Questi versetti contengono una formula teologica che suona ai nostri occhi come una professione di fede, in essa il Dio di Israele proclama due volte il proprio nome, seguito dai suoi attributi , presentandosi anzitutto come un Dio misericordioso e fedele. Questa formula é ripresa in tutto o in parte in vari testi dell'antico testamento nonché nella forma riasssuntiva" ricco di misericordia" in Efesini 2.4
L'autodefinizione del Signore, se cosí si puó chiamare, mette in rilievo lo stesso rapporto che unisce Dio alla sua creatura: un rapporto segnato dalla bontá e tenerezza divina nei confronti dell'essere umano , tanto é vero che di fronte alle mancanze umane Dio si manifesta sempre disponibile al perdono. Intendiamoci bene: non si tratta di sottovalutare oppure relativizzare il peccato, anzi questo va sempre e comunque punito. In altre parole, in Esodo 34.5.7 l'accento non é posto sul castigo di Dio, ma sulla sua sovrabbondante misericordia, mentre il suo castigo si estende soltanto alla terza e quarta generazione, la bontá del suo amore non ha limiti e si estende per mille generazioni............................
Dott. Alberto Rossini ( Brasil )